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È sicuramente passato un po’ di tempo dalla mia ultima recensione dedicata a una serie scritta da quel geniaccio di Brian K. Vaughan. Insomma, lo sceneggiatore di SAGA, mentre se siete qui per sbaglio e amate le serie tv allora dovete sapere che è scritto la serie Under the Dome (tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King) e sette episodi di Lost. Ovviamente ha scritto anche tantissimi altri fumetti, sia per DC, che per Marvel e Image, ma quest’oggi affronteremo il numero 3 e 4 di Paper Girls, che consiglierei a occhi chiusi agli amanti degli anni 80 e delle atmosfere alla Stranger Things. Dietro all’edizione italiana troviamo ovviamente BAO Publishing.
Indietro e avanti nel tempo
La storia di questi due volumi è piuttosto complessa e ci spinge ai limiti del passato e del nostro presente, ma il passato delle quattro ragazze. Le amiche, Erin, Mac, KJ e Tiffany si trovano in balia degli eventi più grandi di loro, messi su una scacchiera imbastita dai ragazzi del futuro molto remoto e dagli adulti di un futuro meno remoto. Ok, detta cosi sembra una cosa senza alcun senso e forse sulla carta lo è, ma non è cosi a conti fatti. Andando nel passato le ragazze riescono a scoprire qualcosa di nuovo riguardo a tutta questa situazione e successivamente, durante la nostra epoca riusciamo finalmente a vedere qualcosa di vero, di tangibile e serio sui viaggi temporali e anche sulle motivazioni che hanno portato le due fazioni a una guerra senza esclusioni di colpi. Poi leggendo ognuno si farà sicuramente le proprie opinioni al riguardo e personalmente le mie le ho fatte.
Temi scottanti
Brian K. Vaughan si muove con una grande abilità attraverso le tematiche degli anni 80 mischiate con il futuro e il passato. Paper Girls prende la giusta strada e ciò credo che sia più che ovvio e palese. Non è facile utilizzare i viaggi nel tempo in modo giusto e senza troppi errori e qua abbiamo una bellissima dimostrazione di tutto questo. I personaggi iniziano a cambiare grazie alle conoscenze del futuro e come dargli torto. Immaginate di potervi vedere tra 30 anni e quindi di sapere magari di essere morti o malati o poveri o chissà cos’altro. Davvero pensate che i vostri sogni si avverino? Un argomento interessante che viene affrontato con il pugno chiuso dallo sceneggiatore. Come per non parlare dell’omosessualità, che negli anni 80 non era esattamente ciò che intendiamo noi e vediamo chiaramente lo sgomento di qualche ragazza a questa notizia.
Dietro alle matite c’è ancora una volta Cliff Chiang, che utilizza una palette di colori caldi e freddi in base al momento. Le linee dell’autore sono precise e sottili e giocano parecchio sia sulla questione delle espressioni facciali che sull’ambiente. I personaggi infatti non solo hanno le espressioni molto ben fatte, ma anche credibili rispetto al momento in cui le si vede.