Questo sito contiene diversi annunci Amazon. A ogni vostro acquisto riceviamo una piccola commissione.
Ho terminato la mia run a Pathfinder: Kingmaker un annetto circa fa e ovviamente iniziai ad attendere immediatamente il prossimo gioco di Owlcat Games. Pathfinder: Wrath of the Righteous sembrava essere più grande, più curato e ancora più di ruolo del precedente. Successivamente crebbe in me un po’ di preoccupazione per via dell’attuale clima geopolitico e il luogo di permanenza dello studio di sviluppo. Insomma, la possibilità di non vederlo più era grande, ma alla fine abbiamo visto l’uscita del titolo su console quest’autunno e dopo averci giocato a lungo, vorrei dire la mia, senza risparmiarmi troppo.
[amazon box=”B0B59C9LGJ” /]
Premetto d’averlo giocato su una Playstation 4 Standard, ma data la natura del titolo, alcuni errori sono in egual modo incommentabili.
Pathfinder: Wrath of the Righteous è basato sulla medesima avventura pen & paper, ma ovviamente con le dovute differenze. Si parte con un grande banchetto, delle urla gioiose e tanto alcool che scorre nei boccali dei presenti. Purtroppo, questo momento gioioso viene interrotto da un attacco, il più duro ed il più elaborato mai visto. La città cade in frantumi e il nostro protagonista si ritrova nel sottosuolo con quelli che saranno i suoi prossimi compagni d’avventura.
Va subito detto che la qualità dei dialoghi è stata nettamente migliorata rispetto al capitolo precedente, ma non sempre questa funziona a dovere. La narrazione funziona egregiamente all’interno delle missioni principali, realizzate con una cura certosina, ma non funzionano altrettanto bene in quelle secondarie. Sembra infatti che ci sia qualcosa che non va in quei dialoghi e descrizioni. Forse una povertà narrativa o forse semplicemente una scrittura fin troppo frettolosa. Eppure, tutto sommato, il gioco funziona e intrattiene per un numero di ore davvero elevato.
Quando provai il primo gioco, rimasi piuttosto colpito dalla sua vastità e da tutta la mole di dati che ti sputava addosso. Era veramente un mondo che si apriva dinanzi al giocatore e lo inghiottiva. Aveva parecchi difetti ovviamente, ma era qualcosa che colpiva direttamente al segno. Questo Pathfinder: Wrath of the Righteous invece ha un compito arduo, quello di aumentare ancora di più quell’immensità e la narrazione, senza ricadere negli stessi errori. E devo dire che in parte ci è riuscito.
Il titolo si apre con la costruzione del proprio personaggio, che in questo caso non è enorme, ma di più. Per fortuna che dal punto di vista estetico il lavoro da fare è piuttosto misero. Poi arriva qualcosa di veramente gigantesco. Scegliere tra le venticinque classi differenti e ognuna di queste ha delle caratteristiche proprie. Successivamente le scelte continuano fino a farci dire “ma quando diamine finirà questa scelta?” eppure il tutto è meravigliosamente bello e si sente l’aria ruolistica.
Il gioco dal canto suo si dimostra essere un ottimo seguito del primo e prende tutte le caratteristiche vincenti del Kingmaker. Come in tutti gli CRPG controlleremo il nostro party con la visuale isometrica e potremo andare avanti e indietro con lo zoom per guardare meglio l’ambiente circostante. Per spostarci da una location all’altra invece ci sarà la solita visuale in stile pen & paper puro. Un tiro di dado ci permetterà di raggiungere il luogo senza pericoli oppure affrontando qualche nemico più o meno forte.
I combattimenti di Pathfinder: Wrath of the Righteous sono eseguibili in due modi. Uno è quello tattico e a turni, perfetto per chi vuole dare il massimo senza rischiare di non capire niente. Il secondo invece è quello in tempo reale con la possibilità di fermare il tempo. Personalmente vi consiglio quello a turni perché valorizza i personaggi e le loro abilità, permettendo di creare delle ottime strategie per delle combo niente male. Al contrario invece, il tempo reale rende tutto molto caotico e il pad non aiuta in nessun modo all’avvio delle magie e delle posse speciali.
Graficamente su Playstation 4 il gioco funziona alla grande, ma con qualche problema da sopportare. I dettagli presenti colpiscono per quella cura maniacale che un fan del gioco di ruolo adora vedere sullo schermo ed è comunque possibile interagire con una gran parte degli oggetti. Anche i personaggi hanno un loro perché, anche se non si avvicinano a quelli di Pillars of Eternity o dell’ancora più dettagliato Divinity 2 Original Sin.
Il problema reale è stato vedere alcuni combattimenti rallentare in una maniera spaventosa. In un determinato momento della storia, infatti, dovremo affrontare tantissimi nemici e vedremo ogni cosa muoversi al rallentatore in modo quasi fastidioso. Purtroppo questo problema si ripresenta comunque ogni volta che ci troveremo ad affrontare un numero piuttosto ampio di nemici.
[amazon box=”160125749X” /]