Payday 3 – Recensione PS5

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Quante volte ci siamo trovati davanti a film, fumetti e libri con protagonista un banda di ladri e ci siamo detti “Sarebbe bello poter svaligiare una banca”? 
Dato che giustamente la Legge non vede di buon occhio certi comportamenti nella vita reale, per provarne almeno l’ebrezza possiamo affidarci a Starbreeze Studio e alla serie Payday.

Il precedente capitolo, grazie anche ad un enorme supporto e ad un impressionante numero di contenuti aggiuntivi, continua tutt’oggi a prosperare e a mantenere alto l’interesse in una community molto attiva.
Quindi, quale migliore occasione per provare a portare il brand sulla nuova generazione di console in una versione aggiornata e migliorata?

Puntate all’obiettivo!

Le missioni in Payday 3 consistono in colpi a complessità crescente che ci verranno affidati da vari loschi figuri. Prima e dopo la missione, un breve video racconterà qualche dettaglio su quello che ci si troverà ad affrontare.
Al lancio le mappe di gioco sono solo una decina ma molto ben diversificate: dalla classica banca di provincia e il colpo alla gioielleria si passerà al trafugare opere d’arte e ad assaltare portavalori.

Gli obiettivi principali sono vari e strutturati in differenti fasi. Per aprire certe porte ad esempio non basterà un semplice grimaldello e violare un sofisticato caveau richiederà di trovare codici o bypassare uno scanner biometrico. Esplorare ogni stanza e frugare in ogni angolo sarà quindi vitale.

Ci saranno indicatori a schermo che aiuteranno a capire cosa fare ma solo fino ad un certo punto: scoprire il modo migliore per terminare con successo il compito assegnato sarà soprattutto questione di provare e riprovare il livello. La rigiocabilità delle mappe è quindi portata al massimo e ogni partita risulterà sempre diversa.

Sarà inoltre possibile e spesso necessario approcciarsi in modi diversi allo stesso colpo: scegliere di agire in modo stealth è decisamente più impegnativo e gratificante rispetto al passato e permetterà di ottenere ricompense migliori. 
Le azioni possibili cambiano dopo aver indossato l’iconica maschera da criminale ma prima, nei panni di un innocuo civile, si potrà esplorare quasi indisturbati la zona e cercare l’approccio migliore per superare un dato ostacolo.

È perfino possibile completare l’intera missione senza mai sparare un colpo, a patto di conoscerne perfettamente ogni aspetto e di potersi affidare ad un gruppo ben affiatato.

Capiterà però di essere scoperti (quasi subito se non sarete particolarmente attenti) e le forze dell’ordine non lo apprezzeranno. Avrete pochissimo tempo per capire come organizzarvi e cercare di trafugare il più possibile prima di perdere l’accesso ad alcuni obiettivi molto remunerativi.

Si potranno però scambiare alcuni ostaggi per guadagnare preziosi minuti fino all’arrivo di sempre più imponenti squadre di agenti armati fino ai denti. A questo punto ci si troverà immersi nell’anima sparatutto del titolo e bisognerà resistere a ondate sempre più letali di agenti fino all’arrivo del mezzo per la fuga.

Lo shooting è estremamente gratificante, anche se molto arcade, e ci si dovrà districare tra decine di semplici agenti accompagnati dalle più pericolose unità élite che tenteranno di fermarvi usando scudi, teaser, corazze impenetrabili e abilità ninja (avete capito bene).

Mask on!

Dopo ogni colpo portato a termine si otterrà una certa quantità di denaro, più o meno consistente in base alla mappa e agli obiettivi raggiunti. Sarà possibile spenderlo per acquistare un gran numero di oggetti cosmetici o migliorie all’equipaggiamento.

Gran parte degli oggetti saranno però bloccati e per potervi accedere bisognerà salire di livello con un particolare quanto poco apprezzabile sistema.

L’esperienza non è infatti legata direttamente ai risultati di gioco quanto ad una serie interminabile di compiti secondari legati alle più svariate fattispecie: molti si sbloccheranno semplicemente terminando determinati livelli a varie difficoltà ma sarà anche necessario eliminare un certo numero di nemici con determinate armi o rubare determinati oggetti evitando di essere scoperti. 
Pur essendo un metodo meno scontato del solito per il livellamento del personaggio, molti obiettivi stonano con l’idea stealth del gioco e potrà capitare di trovarsi in partite dove i giocatori si comporteranno in modo poco utile alla riuscita del colpo solo per cercare di completare un determinato compito.

Discorso diverso per armi e abilità che saliranno di livello semplicemente giocando.
Le prime daranno accesso a modifiche sempre più avanzate che ne miglioreranno i parametri mentre le seconde daranno la possibilità di personalizzare e diversificare il personaggio.

Sarà quindi possibile specializzarsi in modo da essere più rapidi, resistenti e utili alla squadra diventando medici, supporter o scassinatori migliori aumentando le possibilità di terminare colpi alle difficoltà più impegnative. 

Sempre connessi ma poco sul pezzo…

Payday 3 richiede una connessione costante per poter accedere al gioco e non sono presenti modalità offline, nemmeno per provare ad esplorare preventivamente le mappe.
In fin dei conti è un gioco di squadra e, a parte un lancio travagliato, ora i server sono stabili e funzionanti. Trovare compagni è però un po’ difficoltoso su alcune mappe o alle difficoltà più basse perché il pur buon numero di contenuti non sembra sufficiente a tenere incollata la community a questo nuovo capitolo.
Il consiglio è quello di giocare con un gruppo di amici sia per potervi coordinare via chat vocali sia per evitare di avere a che fare con l’IA.

Altro tasto dolente è infatti legato l’IA di compagni ed npc. I primi si comportano come totali estranei per tutta la parte preliminare della missione, quindi fino a quando non si verrà scoperti: non è possibile dare ordini e non saranno assolutamente utili al fine degli obiettivi. 
Da un lato sicuramente è stata una necessità affinché non siano d’intralcio ma all’atto pratico serviranno solo da supporto armato durante le incursioni della polizia. Non saranno nemmeno in grado di raccogliere e consegnare il bottino anche se potremo usarli come “bestie da soma” lanciandogli letteralmente addosso i borsoni da portare al mezzo per la fuga e facendosi seguire.

Come accennato, anche gli npc non saranno da meno: civili, impiegati e guardie non diranno nulla vedendovi correre e girare nelle zone libere e, in quelle ad accesso riservato, vi perderanno di vista in fretta seguendo routine predefinite e prevedibili. Scelta sicuramente dettata dalla visione arcade del titolo ma che in alcuni frangenti stona con il gioco.

Graficamente, il titolo si presenta come un upgrade del precedente: pulito e con mappe ben leggibili e curate nei dettagli. Non si può dire lo stesso dei modelli degli npc che popolano le mappe, soprattutto per quanto riguarda i volti e la varietà.
Il tutto è stato sviluppato con il caro vecchio UE4 ma è già stato annunciato un upgrade alla versione 5, anche se non ci sono ancora notizie sulla data di questo passaggio.

Ottimo anche il comparto sonoro, più blando all’inizio delle partite e nelle fasi stealth e con un crescendo durante quelle più concitate. I suoni ambientali sono convincenti e non stoneranno mai, rendendo tutte le situazioni immersive e chiare, persino in pieno scontro armato.

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Sull'autore

Mirko Ballarino