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“Shake up the happiness, wake it up!”
Eccoti dicembre, eccoci di nuovo dalle tue parti, con questo strano motivetto che da qualche giorno ormai ci accompagna tramite le messe in onda radiofoniche. Spenti i nostri monitor, finite le dirette e le infinite discussioni post Oscar del videogioco (complimenti ancora Kratos!) che come sempre non hanno mancato di infiammi i nostri caldi animi videoludici, è ora di uscire fuori ed accorgerci che, diavolo, fa un freddo cane; diavolo sì che è dicembre. Vuol forse dire che “Shake up the happiness, wake it up”…ehi, è già quasi natale!
Il motivetto dei sempreverdi Train non ci mette poi molto a rimettere in circolo nel sangue la spruzzata di gioia e armonia che questo periodo porta con sé, una volta che gli si dà la giusta attenzione. Anche per quelli che ormai sentono arrivare il Natale quando è ormai fin troppo alle porte (come chi vi scrive), complici i troppi impegni lavorativi e non che l’età porta purtroppo con sé.
Nonostante si fatichi un po’ ad ingranare però bastano le giuste note, qualche luminaria accesa al momento giusto, per riuscire in una sorta di retromarcia alla Milllennium Falcon. Si riesce a fermare tutto quello che di frenetico ci gravitava intorno e, finalmente, si riesce a concedersi in maniera piena al momento dell’anno più bello, dove anche per i più scettici la magia ha un richiamo pressochè irresistibile.
E a quel punto, solo dando un convinto stop a tutto, si può finire pienamente nell’attesa prenatalizia. Crogiolandoci in quelle giornate lente e delizievoli, dove il tempo sembra scorrere ad un ritmo stranamente meno intenso, e si può arrivare a guardarlo, e a goderlo, con maggiore pienezza, come se si fosse capitati in un dolcissimo e lunghissimo bullet time emotivo.
Ma come sarebbe la giornata perfetta natalizia? Come inizia, come finisce?
Sicuramente è fatta di molteplici cose: scorrazzate sulla neve, pranzi e cene prelibate, birre in posti caldi bevute fra le risate dei propri affetti. E beh, tanto tanto intrattenimento. Tra videogiochi, film, maratone di serie tv e pile di libri c’è sicuramente spazio per questi fantastici rimedi contro tutto quello che non volete vi porti a contatto con quel freddo cane che sta a battere pesanti pugni sulla vostra porta.
Non che sia un rincalzo, sia chiaro. Passare una giornata in mezzo a tutti i nostri contenuti preferiti non è affatto un piano b. Anzi, a ben pensarci, almeno una giornata così, passata a trastullarsi fra le nostre meraviglie da camera mentre fuori il freddo detta legge, ci vorrebbe proprio.
E come sarebbe? Come scegliereste di trascorrerla?
Beh, per me, la giornata perfetta sarebbe…
Il mio perfect christmas nerd day dovrebbe seguire dei rigidi dettami. Prima di addentrarmi nei contenuti, come regola generale che permetta a questa lista di aggiornarsi nel tempo mantenendosi comunque coerente con il risultato ricercato, voglio specificare che per ottenere la giornata perfetta non è così importante in sé e per sé la tipologia di contenuto, quanto l’effetto che il contenuto crea.
Per entrare più nel dettaglio, nel periodo prenatalizio sono ammesse solamente opere che riescano a creare un vortice immersivo vero e proprio, capaci di rapirci coi loro mondi circa i ¾ dello sguardo in maniera costante, lasciando solo la coda dell’occhio libera di beccarsi i pochi dettagli che riuscirà a rubare al di là della finestra della nostra stanza (si spera ovviamente in neve, tanta neve, ma anche i riflessi delle luci natalizie della sera possono bastare). Certo, alcune cose inerenti le caratteristiche dei contenuti, più nello specifico, non stanno certamente male. Mondi fantasy dai colori accessi, e dai tratti di design arrotondati, ad esempio. Le storie dovrebbero muoversi in atmosfere svariate, sicuramente si preferiscono quelle più smaccatamente fiabesche, ma anche una spruzzata di qualcosa di più grezzo non fa di certo male. Il massimo che si possa richiedere è una sana alternanza tra mondo reale e mondo fantastico, una storia che sia una sorta di continua passaporta fra mondi che decidono di dischiudersi solo ad occhi prescelti (non è un caso se Harry Potter e gli amici di Narnia se la sono sempre giocata più che bene in questo periodo). Per arrivare alla soundtrack beh, niente di meglio che improvvise e simpatiche canzoni da taverna, alternate a soffusi momenti di silenzi con briciole di note distillate con delicatezza dal più tenero violino o pianoforte.
Vi serve un’immagine chiara e riassuntiva che mi permetta di riassume in breve questo concetto?
Ecco, prendetevi questa:
Uso l’immagine del prologo di Fable 2 perché, proprio lui, fra tutti i vari pretendenti, rappresenta il mio titolo ideale per il periodo natalizio. Ed è proprio con lui che inizierei la mia giornata.
Sveglia alle 8.00 in punto, colazione veloce con latte e biscotti e via. Apriti Albion, apriti e lasciami passeggiare fra i tuoi boschi (che sono corridoi, ma vabbè, l’immaginazione fa il resto), i tuoi incantesimi, e le tue piazze ricolme di case a graticcio (e persone in attesa di essere intrattenute da ballate e flatulenze).
Una sessione di Fable è proprio quello che ci vuole in fondo per iniziare la giornata nel migliore dei modi. Una partenza con tutte le carte in regola per dissimulare in un secondo le angustie della frenesia cittadina, con un pizzico di effetto – regressione infantile – che non fa mai male. Dopo questa prima giocata capace di farci sentire cioccolata e caramello al posto del sangue è ora di passare alle cose un po’ più serie.
A cervello bello attivo si può dare il via alla spola tra i mondi. E quale modo migliore di farlo se non con una bella partita ad un’avventura grafica vecchio stile come “The Longest Journey”? Il tasso di nervosismo potrebbe impennarsi leggermente se si finisce nel punto sbagliato. Ma muovere April Ryan oltre quella porta di pura magia, beh, vale assolutamente il rischio.
Dopo due giochi consecutivi servirebbe una pausa. Per riposare gli occhi in attesa del pranzo prenderei in mano sicuramente un libro per una buona oretta (con almeno un quarto d’ora passato a sfogliare le pagine solamente per il gusto di guardarle scorrere fra le mani lentamente, assaporando da fuori l’incanto a cui presto mi porteranno – tanti saluti Kindle!). Ma quale libro?
“La Bussola D’oro” potrebbe essere perfetto. “La Bussola d’oro”, con le sue regioni polari e i suoi daimon sarebbe, certamente, assolutamente perfetto.
Arriviamo quindi al post pranzo. Ah no, direi che durante il pranzo mettere su uno qualsiasi degli Harry Potter non faccia poi così schifo. Inizierei dal terzo. Non so perché ma è il titolo che mi sembra più adatto, forse perché è dove le cose iniziano a farsi più serie senza andare a farsi troppo pesanti, con morti e drammaticità varie. Comunque un giretto ad Hogwards non ce lo si vieta mai, e, avendolo visto almeno sei milioni di volte, lo si può interrompere giusti giusti per il caffè senza che tutta la saga ci mangi il resto della giornata.
Bello riposato direi che potrei buttarmi su qualcosa di complesso, per un pomeriggio impegnativo, ma non frustrante. Un Jrpg. Il Jrpg è la risposta perfetta per far trascorrere un bel paio d’ore di sano divertimento immersi nell’atmosfera sufficientemente pucciosa degli anime giapponesi. Il problema è la scelta. Quale fra i tanti? Considerando la volontà di mantenersi allegri e colorati (ma senza rinunciare a una trama matura ed avvolgente) penso che Tales of Vesperia sia un compromesso perfetto.
Finito quello arriva l’ora della merenda. Si stacca nuovamente per una buona mezz’ora mangiucchiando qualcosa mentre, magari, si può riempire il tempo leggendo qualche graphic novel magari. E se devo pensarne una che si sposi con il momento, dando un pizzico di dramma e sospensione sovrannaturale, “Il porto proibito”, con i suoi tratti delicati e morbidi di matita, potrebbe essere assolutamente un compagno di cioccolata perfetto.
Ci si avvicina alla sera. Le luci iniziano a scendere e forse sarebbe il caso di iniziare a pensare ai film serali. Ma c’è ancora tempo. Forse per un indie, qualcosa di leggero, qualcosa che ci ributti nelle atmosfere da fiaba ma senza esagerare. “Brothers: a tale of two sons”. Girare in quella meraviglia sì, fa decisamente al caso.
Si potrebbe già cenare, ma penso che dopo essermi buttato in quel ben di dio di gioco (sensibilizzato e un po’ commosso) avrei necessità di farmi un giro su Spotify. Sì, cuffie alle orecchie, e la colonna sonora di Rime a scivolarmi nelle tempie mentre perdo un po’ di tempo guardando fuori dalla finestra, è proprio quello che ci vuole come defaticante. Un po’ per ripassare le atmosfere del gioco, un po’ per ripassare tutte le sensazioni che tutti questi contenuti hanno lasciato addosso.
Si passa alla cena. Servita e mangiata, mentre si continua con un altro Harry Potter, sempre a libera scelta, per tornare lì, in quel castello almeno per ancora un altro po’, fra scale semoventi e lezioni di divinazione nella torre con la professoressa Cooman.
Finito il pasto c’è tempo per un ultimo gioco, prima del film serale. Conciliando la rilassatezza che richiede la digestione non si può che farsi un’altra bella passeggiata in un’avventura grafica old style, e se le avventure di April Ryan non ci stimolano a sufficienza perché ripetersi è tedioso, senza ormai più alcuna luce fuori dalla finestra, nessuna avventura potrà essere migliore di quella di Kate Walker, e della sua Syberia. Il freddo che esce da quell’avventura grafica, la sensazione di sospensione totale del tempo in mezzo a meccanismi tutti da indagare, sono il commiato perfetto dal nostro joypad (o mouse).
Una volta posato, non resta davvero altro che il film. L’ultima cosa prima di andare a nanna.
E non potrebbe essere che Hook: Capitan Uncino. Lui e quella sua neve londinese prima del grande viaggio, il viaggio all’isola che non c’è, perduta e ritrovata nuovamente, esattamente quello che succede a noi ogni volta che perdiamo quella propensione alla magia del natale, per poi ricascarci dentro.
Perché è così. Non c’è niente da fare, il natale non invecchia, e non permette nemmeno a noi di farlo.
E il perfect chirstmas nerd day non è fatto titoli che comprendono in qualche modo il Natale in sé e per sé, per forza. L’atmosfera natalizia è fatta di un calore difficile da tradurre nel natale inteso come evento. E’ qualcosa di diffuso, o, più che altro, di sfuso, in tanti piccoli elementi e in tanti ancora più piccoli e irriproducibili momenti.
Ognuno di noi ha il proprio per arrivarci, ognuno di noi ha il proprio modo di trovarli, eppure ci portano sempre nello stesso posto: un posto dove tutto diventa più lento e la serenità più avvertibile.
Un momento dell’anno che ci chiede di dedicarci ai nostri affetti, ed anche un po’ a noi, e a quello che ci piace, a quello che ci fa divertire, a quello che ci rende felici e ci torna a far sognare.
E quindi ragazzi, qualunque sia il vostro modo:
“Wake it up, wake up the happiness , come on all, it’s Christmas time!”