Predator Hunting Grounds – Recensione

Predator Hunting Grounds
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Quando si prende un personaggio figo come il Predator e lo si mette in un videogioco, le aspettative sono… alte e basse. Alte perché si tratta di un personaggio cazzuto e simbolo dell’action fantascientifico degli anni 90. Basse perché rendere un simbolo cosi importante veramente giocabile è dannatamente difficile e nel corso degli anni lo abbiamo scoperto a nostre spese. Ecco quindi che ci si presenta davanti Predator Hunting Grounds, sviluppato dai ragazzi di IllFonic, che vi ricordo aver già sviluppato Friday the 13th: The Game. Un titolo non propriamente riuscito sotto troppi punti di vista e purtroppo anche gli sviluppatori non hanno agito in modo corretto nei confronti dei giocatori. Cosa abbiamo imparato in tutto questo? Che ci sono degli errori che non bisogna ripetere, ma che talvolta arrivano che lo vogliamo o no. Questo è il caso del nuovo Predator, purtroppo.

Predator Hunting Grounds

La tua vita è mia

Predator Hunting Grounds è un multiplayer d’azione in cui un gruppo di 4 soldati devono seguire dei compiti ben precisi, mentre un potente (forse no) Predator deve ucciderli. Una struttura che abbiamo visto in tantissimi titoli presenti sul mercato e alcuni sono riusciti a ricreare delle belle atmosfere, mentre altri no. Dopo Venerdì 13 erano chiari i difetti e si potevano evitare sicuramente, ma ormai siamo qui.

Affrontando il gioco nei panni dei militari ci troveremmo con altri tre giocatori nel bel mezzo della giungla, che ci porterà in mente quel primo glorioso film del 87 e il gioco diventerà un fps vero e proprio. La nostra missione varierà di partita in partita, ma sarà chiara una cosa fin da subito, la collaborazione. Affrontare il livello divisi dagli altri equivale alla morte certa, che nessuno vorrebbe affrontare. La cooperazione diventa cruciale soprattutto nello scoprire la posizione del nemico e nel tentativo di abbatterlo.

Sono proprio queste fasi a creare un certo feeling con il film e il giocatore. Dipingersi la faccia per evitare di essere scoperti, cercare di elaborare delle strategie e poi colpire duro quando serve, questo è ciò che rende alcune partite adrenaliniche e piene di tensione. A creare qualche dubbio veloce ci pensano i magnifici manichini dotati di un IA pari a quella del mio comodino. Farli fuori non sarà piacevole, difficile e non rappresenterà una vera e propria sfida. Spesso i nemici non faranno in tempo nemmeno a spararci e probabilmente il loro vero intento non è nemmeno quello di farlo. Purtroppo il gunplay non è esattamente reattivo e non si presenta come avremmo voluto tutti. Il feedback dei colpi non soddisfa quei minimi requisiti che servono per divertire, ma tutto (o quasi) potrà essere risolto grazie alle patch future.

Giocando nei panni del Predator invece la nostra visuale diventa in terza persona e il titolo si tramuta magicamente in un hunting game quasi interessante. Dico quasi perché Predator è una creatura interessante e piena di potenziale, ma la sua legnosità giocherà un ruolo fondamentale insieme ad altri piccoli difetti. Inutile dire che l’attesa per giocare con un Predator è elevata, anche troppo. Le nostre armi funzionano a dovere, ovviamente, ma dai film ci eravamo abituati tutti a qualcosa di più esplosivo. Riconoscere la sua presenza è facile visto il puntamento laser del cannone, dei dettagli ambientali e anche della mimetizzazione che in realtà non mimetizza molto.

Giocare nei panni di uno Yautja non sarà una passeggiata e anzi, spesso si rivelerà frustrante. Basterà avere un team ben equilibrato per mandarvi a terra senza alcuna vera difficoltà e bisognerà utilizzare le tattiche dell’Alien. Colpire i nemici mentre sono soli, creare il panico e seminare la tensione mentale. Questo non sarà facile da attuare, ma non temete, la vostra posizione non vi aiuterà affatto. Restare sugli alberi è bello vista la posizione di vantaggio-svantaggio, ma spostarsi di ramo in ramo richiederà pazienza e il perdono per la troppa legnosità. Ci saranno inoltre delle caratteristiche che non potremo controllare, come ad esempio l’urlo del Predator, che ovviamente allerterà i nostri nemici e a volte lo farà nel momento meno opportuno.

Predator Hunting Grounds

Urla quanto vuoi

Il sistema grafico del gioco si presenta in modo poco aggressivo in un momento in cui la concorrenza mostra i denti senza paura. I modelli poligonali dei personaggi sono soddisfacenti, questo è vero, ma solo perché sono i protagonisti. Quelli guidati dall’IA peccano in elaborazione e nei dettagli, che sono pochi, e in bassa risoluzione. Lo stesso possiamo dire della vegetazione, che non mostra quel brio che ci si aspetta da un titolo di fine gen e che soprattutto costa 40 euro sul mercato. Ad appesantire il tutto ci pensa inoltre un frame rate ballerino rende l’esperienza a tratti frustrante.

In ogni caso, man mano che andrete avanti, la progressione vi darà nuovi potenziamenti e nuovi oggetti da sfruttare. Il problema? Beh, ovviamente la diversa potenza che vi separerà dai vostri nemici.

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Redazione