Psycho Pass: Mandatory Happiness – Recensione

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Immerso nel variegato universo cyberpunk del celebre anime Psycho Pass, Mandatory Happiness è una visual novel di tutto rispetto, permeata da tutti gli aspetti positivi tipici del genere, ma ovviamente anche in qualche modo affetta dai lati prettamente negativi. Passiamo subito ad analizzare ogni sfaccettatura del titolo.

Scegli il tuo destino, o forse no?

Per chi non conoscesse l’anime, il mondo di Psycho Pass: Mandatory Happiness è dominato da un sistema informatico, chiamato Sybil System, il quale riesce a “leggere” le attitudini psicologiche degli esseri umani, collocandoli nella società nel modo ritenuto più consono in base appunto alla lettura. Il Sybil System ha inoltre l’importante compito di determinare il grado di criminalità latente di ogni abitante, permettendo cosi alle autorità di poter agire per tempo e fermare sul nascere un potenziale delitto, nel caso in cui il quadro psichico dell’individuo venisse a logorarsi oltre i limiti consentiti. In questo contesto troviamo una particolare sezione di investigazione, costituita da “esecutori”, persone le quali costituiscono una minaccia per la società a causa della loro criminalità latente elevata. A questi individui viene data però la possibilità di evitare la reclusione prestando servizio in polizia.

Uno dei protagonisti, Tsurugi, è appunto un esecutore diventato tale per l’instabilità mentale raggiunta durante la ricerca forsennata di una sua cara amica scomparsa, Yukari. Ed è proprio questo il motivo principale per cui il nostro Tsurugi decide di unirsi al corpo degli esecutori, utilizzare dunque le informazioni riservate in dotazione al corpo di polizia per riuscire a rintracciare la sua amica, apparentemente scomparsa senza lasciare traccia alcuna. L’altro personaggio principale da poter scegliere è Kutagachi, una avvenente donna ispettore che ha perso la memoria a causa di un incidente in addestramento. Gli ispettori hanno il compito di monitorare e guidare l’operato dei più risoluti esecutori. Mentre Tsurugi è completamente preda del proprio istinto nel modo d’agire, Kutagachi è l’esatto opposto, fredda e calcolatrice, tanto da essere ritenuta dai suoi colleghi quasi inumana. In questo mondo in cui tutto è prestabilito da un sistema informatico, in cui non è possibile fare alcuna scelta se non “seguire la previsione del sistema” oppure “diventare un fuorilegge o un esecutore”, ci si chiede se l’armonia che le autorità pretendono di ottenere fra i cittadini, non sia altro che una prigione fisica e mentale per ciascuno di essi, senza quasi via d’uscita.

Gameplay inesistente oppure no?

La prima cosa che risalta all’occhio del giocatore comune è la quasi totale assenza del gameplay, caratteristica questa che potrebbe risultare eccessivamente limitante, ma che in realtà fornisce una miriade di sbocchi narrativamente parlando. Il gioco infatti è dominato, soprattutto nella parte finale, di scelte messe a disposizione del giocatore negli snodi narrativi più importanti, ed è tramite soprattutto queste che l’utente può sentirsi protagonista. Nel titolo ha infatti rilevanza cruciale, come c’era da aspettarselo, la componente investigativa: guideremo passo passo il protagonista in una storyline ricca di intrighi, colpi di scena e dilemmi esistenziali. Assisteremo, a seconda delle scelte fatte, ad una differente evoluzione morale del nostro personaggio. Potremo decidere se seguire una linea di condotta pulita, ordinaria, assumendo di volta in volta gli psicofarmaci che ci vengono offerti e frequentando le sedute psicologiche per mantenerci lucidi e stabili, oppure potremo rifiutare tutto ciò e vedere cosa accade a seguire il nostro istinto, andando contro ogni schema o regola preimpostata.

Man mano che avanzeremo nella visual novel, affronteremo eventi sempre più sconvolgenti e scelte sempre più difficili, e una mossa sbagliata potrebbe addirittura impedirci di proseguire e portarci alla morte, il cosiddetto Bad End. Non mancheranno gli incontri con i protagonisti principali dell’anime: infatti in Mandatory Happiness troveremo soltanto tre personaggi totalmente nuovi rispetto all’opera animata, fra cui i due protagonisti del titolo e un terzo individuo che non sveleremo per evitare spoiler gratuiti. Inoltre, dal punto di vista cronologico, il gioco si colloca fra il terzo e il settimo episodio della prima stagione.

Lingua inglese: impedimento o capriccio del giocatore?

Da specificare è che purtroppo Psycho Pass: Mandatory Happiness è un’avventura completamente in inglese, ma questo elemento sicuramente non costituisce una eccessiva limitazione per il giocatore medio, seppur sicuramente orienta la fruibilità del titolo verso il pubblico che conosce già bene l’anime, pur non inficiando l’esperienza del “neofita della serie”.

Ogni aspetto dell’opera animata infatti, sia per quanto riguarda il background dei protagonisti, sia per quanto concerne gli ingranaggi su cui si regge il mondo stesso in cui la novel prende forma, viene minuziosamente esemplificato. Tramite un semplice e intuitivo menù, sarà possibile salvare la partita nel momento che riteniamo più opportuno, permettendo al giocatore di poter eventualmente ripercorrere i propri passi, accedendo cosi ad uno nuovo fra gli innumerevoli finali disponibili.

L’esperienza di gioco rientra nelle dodici ore ed è raddoppiabile grazie alla scelta dell’altro protagonista giocabile disponibile. Oltre alle funzioni di salvataggio e caricamento, nel menù avremo la possibilità di ripercorrere i dialoghi, riascoltandoli anche con le voci dei protagonisti, oppure scorrendo semplicemente l’elenco delle diverse finestre di dialogo. Inevitabilmente, in un titolo in cui il modus narrativo deve farla da padrone, non potevano mancare disegni piacevoli sia per quanto concerne i personaggi che le ambientazioni. Inoltre da specificare che lo stile artistico dell’anime risulta perfettamente rispettato. La colonna sonora infine risulta di sicuro impatto, mai tediosa e adatta ad ogni differente situazione che ci troveremo a fronteggiare.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Psycho Pass: Mandatory Happiness costituisce una perla rara fra le visual novel disponibili sul mercato, in perfetta sintonia con l’anime e capace di emozionare e divertire anche chi non ha mai visto una sola puntata del cartone animato. L’assenza di gameplay vero e proprio è pienamente sopperita da snodi narrativi coinvolgenti e uno stile intrigante che evita il cadere nella monotonia.[/stextbox]

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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