Psychonauts in the Rhombus of Ruin – Recensione

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Per chi ha vissuto la scorsa decade della storia videoludica riconoscere il nome Psychonauts è come un vessillo certificante di autenticazione. Se eravate videogiocatori dopo il 2000 (di quelli sopravvissuti agli attacchi di panico pre-millennium bug o di quelli di delusione post, decisamente più letali) ma videogiocatori veri, non di quelli a cui bastava la classica uscita del big-game annuale solo per bullarsi con gli amici; di quelli che, per intenderci, sfogliavano pagine e pagine (cartacee) di recensioni alla caccia della piccola perla di turno. Beh, se siete fra questi il nome Psychonauts vi dice per forza qualcosa. Come lo dice il nome Tim Schafer, autore capace di farci ricredere su qualunque tipo di certezza nella vita, tipo quelle che ci avrebbero fatto giurare che mai e poi mai ci saremmo trovati a domandarci come uscire da una brutta situazione grazie all’ausilio di un pollo di gomma, o anche più semplicemente, autore capace di creare quelle piccole perle che andavamo cacciando.

Se eravate quindi di questa classe siamo lieti di dirvi che Playstation VR deve volervi decisamente bene. Sì perché in questi fantastici mesi di inizio 2017 ha deciso di riconoscere ed onorare chi riesce a fare della storia passata un bagaglio insostituibile non rinunciando alla sperimentazione delle nuove tecnologie: in attesa di Psychonauts 2 ecco che la piccola ammiraglia virtuale di casa Sony ospita l’uscita di “Psychonauts in the Rhombus of Ruin”, capitoletto studiato appositamente per il gaming in VR, che fa da piccolo apripista all’arrivo del fratellone maggiore previsto per il prossimo anno. Capitolo sviluppato in fretta e furia per far nuovamente tornare a galla il nome di una saga dal basso appeal commerciale o genuina ode alla felice coalizione di storia e innovazione tecnologica?
Scopritelo con noi in questa recensione del nuovo titolo di Double Fine Productions!

Lo stile Schaferiano

Psychonauts in the Rhombus of Ruins sviluppa la sua narrazione partendo dal rapimento del padre di Lili. Rapito Truman Zanotto spetterà alla banda di psico-salvatori più stramba della storia il compito di avviare la missione di recupero, con ovviamente lo storico Raz al centro della spedizione. Non serve spendere particolari commenti sulla solidità o sullo spessore della trama perché tutti ben sappiamo a che tipo di prodotti Tim Schafer ci ha abituato. Situazioni ai limiti dell’assurdo, precisamente dove l’assurdo sfocia nel trip psichedelico.

La simpatia di Raz torna ad essere una costante, e nonostante la brevità del capitolo (ci metterete une media di circa tre ore) le situazioni esilaranti non si faranno certo desiderare. Non sarà cosa rara il ritrovarsi a sogghignare sotto il nostro bel casco VR dopo scambi di battute che scavano a fondo nello stile schaferiano e ce lo riportano intatto facendoci capire quanto queste risate ci fossero davvero mancate. Se bisogna però spendere qualche parola in più va sottolineato come la leggerezza della storia, fatta di un’articolata missione di salvataggio subacqueo, troverà comunque modo di farsi leggermente da parte nella fase finale.

Psychonauts decide inaspettatamente di calare un piccolo asso quando meno te lo aspetti, ricorrendo alle qualità immersive concesse dal visore, e dalla visuale in prima persona, per permettere all’utente di assaporare il gusto amaro nascosto dietro la risata, facendoci vivere il piccolo trauma piscologico vissuto dal cattivo di turno. Visto il tono dell’opera, che poteva mantenersi benissimo scanzonato concludendo la sua missione più che dignitosamente, e vista soprattutto la volontà di sfruttare tutte le potenzialità trasmissive del visore, non possiamo che complimentarci vivamente per questa scelta.

La bellezza dell’immobilità

Capacità del visore che si ribaltano ovviamente con potenza esplosiva su una modalità di gioco costruita ad hoc per il suo utilizzo. La visuale in prima persona statica ci permetterà di viaggiare di mente in mente, grazie ai poteri di Raz, concedendoci diverse prospettive di ogni scena, vagando per le menti dei vari personaggi. I ‘quadri’ in cui viaggeremo mostreranno ad ogni prospettiva visiva parti diverse, con oggetti prima non selezionabili o non raggiungibili, utili alla soluzione degli enigmi dello scenario.

Raz avrà la possibilità di utilizzare diversi poteri mentali (combustione – raggi – telecinesi etc) e il visore entrerà in gioco soprattutto quando si tratterà di spostare oggetti in combinazione con il joypad. È un sistema di controllo che funziona, che avvalora l’importanza del medium visivo e ci costringe a prestare assoluta attenzione all’ambiente in cui l’autore ci ha immerso. Un obiettivo a cui le avventure punta e clicca o i puzzle game hanno sempre puntato, ma che qui grazie alla realtà virtuale trovano nuova fonte di divertimento. È un inno alla bellezza dell’immobilità di contro ad una dinamica troppo lasciva e superficiale.

Qui l’ambiente è il gameplay, e se vi lascerete coinvolgere da questa piccola caccia al dettaglio (chiariamoci, gli enigmi non sono niente di eccezionale) la longevità del titolo aumenterà di netto; perdere qualche minuto guardando il fondale marino è una parte importante del gameplay immersivo.  Come lo è assumere le sembianze di un topolino e vedere come cambia la dimensione del mondo intorno a noi.

Inutili tecnicismi

A livello tecnico non si può certo rimproverare il titolo di pressapochismo. La missione del gioco è divertire e regalare sorrisi sinceri, a cui di certo non gioverebbero moli poligonali maggiori di quelle di cui si avvale, con elementi decisamente spigolosi e colori vivamente accessi. Forse possiamo dispiacerci per dei sottotitoli che risultano a volte difficili da seguire (presenti purtroppo solo in inglese), e fanno perdere le fila del discorso; ma la realtà virtuale è come una grande caccia in cui spetta al giocatore procacciarsi ogni più piccola preda, e quindi anche in questo caso, così è, così deve essere. Il prezzo come sempre deve essere valutato in funzione del mercato di riferimento. Se ci saremmo scandalizzati per il costo di 19 euro a fronte di un paio di ore di gioco, vi assicuriamo che se avete un visore VR gli ambienti che sarete portati a visitare ripagheranno in buona parte questa spesa. Altrimenti esistono sempre gli sconti e l’ascetica attesa.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Psychonauts in the Rhombus of Ruin è un gioco che ci sentiamo vivamente di consigliare su Playstation VR. È divertente, sfrutta delle meccaniche immersive argute per rimanere immobili pur visitando il paesaggio nelle sue diverse prospettive. È inoltre un piccolo inno all’immobilità: permette una calma immersione in cui concedersi un ritorno all’attenzione per lo scenario. Che in più è colorato e simpaticissimo. Se la bassa longevità temete che vi farà rimpiangere l’esborso attendete con fiducia, e recuperate il mondo di Raz alla prima occasione ghiotta. Ma non dimenticatelo. Il vostro sorriso potrebbe gridare vendetta.[/stextbox]

Sull'autore

Alessandro Tonoli

Grande appassionato di Videogiochi fin dalla più tenera età (si narra sia stato partorito in ritardo in quanto non avendo salvato, non poteva uscire) si diverte a scrivere per questo o quell'altro sito pur di dare un suo piccolo contributo alla diffusione del Videogioco come mezzo, non solo ludico, ma anche artistico ed emotivo.
Da buon Boxaro preferisce i boxer agli slip.