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Eccolo, finalmente! Il quinto episodio di Severance (Scissione) ha davvero cambiato le carte in tavola, prendendo una piega decisamente più intensa e coinvolgente rispetto al quarto, che, seppur necessario, era un po’ sottotono. Questo nuovo episodio, invece, è un’esplosione di emozioni, con un continuo crescendo narrativo che si traduce in una tensione crescente e palpabile, che avvolge lo spettatore dall’inizio alla fine. Posso senza dubbio affermare che è stato uno degli episodi più straordinari della stagione, sotto ogni punto di vista.
Una delle grandi rivelazioni di questo episodio è la regola che abbiamo appreso riguardo Lumon: per loro, le persone scisse non sono individui, ma solo ingranaggi di una macchina. Questa consapevolezza è un colpo al cuore, un concetto che mi ha fatto venire i brividi. Il fatto che gli interni, i lavoratori separati dalla loro vita privata, siano così alienati da non considerarsi più persone intere, ma solo “pezzi” della macchina Lumon, è davvero inquietante. La loro condizione è talmente drammatica che per loro un licenziamento equivale a una morte sociale, e questo concetto solleva interrogativi morali ed etici davvero profondi. Si tratta di una riflessione su quanto siamo disposti a sacrificare la nostra umanità per la sopravvivenza, e quanto la società possa deumanizzare le persone per scopi economici.

La cosa che ho amato di più in questo episodio è stata la caratterizzazione dei personaggi. Ogni singolo membro del team è scritto e interpretato in modo impeccabile, e la tensione tra di loro è palpabile. C’è una chiara frizione tra i protagonisti, che si riflette anche nella guerra interna che si svolge tra i membri della “dirigenza”. La supervisione, le dinamiche di potere e le lotte per il controllo sono tutte elementi che danno un ulteriore strato di complessità alla storia, creando un’atmosfera carica di conflitto e incertezze.
La regia, come sempre, riesce a trasmettere emozioni forti e autentiche. La scelta di inquadrature e l’uso dello spazio sono così ben studiati che, in certi momenti, la sensazione di oppressione che i protagonisti provano è quasi tangibile. Non è solo la trama che coinvolge, ma anche l’ambientazione, che contribuisce enormemente a far crescere la tensione. Le inquadrature ristrette e la ripetitività dei luoghi, combinati con il gioco di luci e ombre, riescono a comunicare in modo perfetto il senso di prigionia e il claustrofobico controllo esercitato su tutti i personaggi.
Con il finale della stagione ormai all’orizzonte, mi trovo a desiderare che Severance possa continuare ancora a lungo. La serie ha un modo unico di esplorare temi profondi legati al lavoro, all’identità e alla libertà, ed è difficile non rimanere catturati dalla sua capacità di evolvere e sorprendere. Seppur ci stiamo avvicinando al finale, sarebbe fantastico vedere questa storia evolversi ulteriormente e approfondire ancora di più il mondo inquietante creato dalla Lumon. In ogni caso, questo episodio segna un punto di svolta fondamentale nella stagione, e sono davvero curioso di vedere come si evolverà tutto nelle prossime puntate.
