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È notte. Un ramingo solitario e il suo destriero stanno attraversando sentieri impervi e terreni scoscesi; in braccio una ragazza avvolta in un mantello appare inerte. Solamente lo scalpitio degli zoccoli rompe il silenzio della natura circostante, laddove in alto nel cielo una luna piena ne illumina il cammino. Poi ecco un ponte di pietra e un enorme antica struttura ergersi di fronte a loro: una volta entrati, sedici idoli di pietra accoglieranno il loro passaggio mentre la voce androgina di un’entità sconosciuta proclamerà la sua sentenza.
Inizia così uno dei grandi capolavori della scorsa generazione; uno di quei titoli usciti fuori dalle logiche di mercato del periodo che negli anni a venire ha assunto il vero e proprio status di opera d’arte videoludica. Shadow of the Colossus per PS4 è lo straordinario ritorno del classico che ci ha entusiasmato anni or sono sulla cara vecchia PS2, completamente rifinito nella veste grafica dai ragazzi di Bluepoint Games per un risultato che sono certo non tarderà ad affascinarvi, sedurvi, sorprendervi.
Per i pochi che ancora non lo conoscessero Shadow of the Colossus uscì nel lontano 2005 dalla fucina di Fumito Ueda. Con il Team Ico – così il nome dell’azienda nipponica da lui fondata – il celebre autore aveva già ottenuto vari consensi positivi dal pubblico e dalla critica per quel gioiellino di ICO (una particolare avventura dinamica che vede come protagonista un bambino mentre cerca di fuggire dal castello in cui è imprigionato), eppure quattro anni dopo eccolo bissare il successo con il titolo forse più rappresentativo della sua poetica: un’altra avventura dinamica ma ancora più introspettiva, ricca di misteri e dall’atmosfera avvolgente.
Protagonista è un giovane cavaliere di nome Wander che insieme al fido destriero Agro parte alla ricerca di un modo per salvare la propria ragazza, morta in circostanze misteriose. È così che si addentra nelle Forbidden Lands, le vaste regioni ormai disabitate dove si nascondono i 16 Colossi che danno il nome al titolo. Sedici titaniche creature misteriose, alte come montagne e corazzate su più punti che dovranno essere sconfitte per uno scopo apparentemente più nobile. Dovremo infatti scalarli armati di arco e frecce e di una spada leggendaria per trafiggerli nei loro punti deboli, indicati da un marchio ben visibile. A guidarci nella nostra avventura solamente le molti voci dell’entità chiamata Dormin, che via via ci preciserà il colosso da sconfiggere.
A caccia di Colossi: divertimento assicurato!
Approcciandomi la prima volta a Shadow of the Colossus ero convinto il gameplay potesse risultare ripetitivo, scarno, poco entusiasmante. Si trattava dopotutto di dover abbattere 16 boss dislocati nella grande mappa di gioco; niente mid-boss, pochissime interazioni con l’ambiente, solamente due armi utilizzabili. Il titolo di Ueda appariva niente più che un gioco a livelli: sconfitto il primo nemico si passava al secondo e così via sino all’ultimo. Poteva sì essere divertente, ma sarebbe davvero riuscito a non scadere nella monotonia della sua ciclicità?
Beh, vi dico con tutta onestà che il lavoro del Team Ico è stato così minuzioso, intelligente e prezioso per numero di dettagli, da sopperire in toto alla presunta ripetitività del titolo, persino ad una seconda o terza run. Le Forbidden Lands sono vastissime, ci si può facilmente perdere accedendo in qualche foresta fitta e intricata, in grotte segrete apertesi nelle catene montuose, in distese desertiche o nelle pianure rigogliose che la compongono. Il mondo di gioco è infatti totalmente accessibile ed è possibile attraversalo liberamente in lungo e in largo sin dai primi minuti di gioco in sella ad Agro, il nostro unico fido compagno. Potremo chiamare il destriero con un semplice fischio premendo Triangolo per poi spronarlo con lo stesso tasto a ripetizione all’ennesima cavalcata verso il Colosso di turno (domarlo apparirà leggermente ostico inizialmente). Tenendo premuto R1 potremo invece innalzare la nostra spada al cielo e rifrangere una luce azzurra indicante la direzione del Colosso da sconfiggere, posizionato in una zona circoscritta e nascosta della mappa.
Ma veniamo finalmente ai Colossi. Mai mi sarei immaginato una tale diversificazione di nemici! Non sono pochi eppure ognuno presenta una struttura anatomica ben precisa: ominidi, quadrupedi, volativi, creature acquatiche; tutti sono ben caratterizzati con design accattivanti e animazioni uniche. E cosa ancora più importante posseggono level design peculiari che, insieme all’ambiente circostante, definiscono precise strategie da utilizzare in battaglia; non potremo semplicemente andare alla carica, sparare qualche freccia e abbatterli come fosse un’action puro. Si tratta di strutture platformiche semoventi, scalabili una volta individuati i punti e il modo cui è possibile aggrapparsi tenendo premuto R2, mentre due barre in basso a destra vi indicheranno resistenza e salute del nostro protagonista (terminate le quali cadrà dagli appigli o nel peggiore dei casi sarà game over). Un gameplay dinamico e diversificato quello di Shadow of the Colossus, che è prima di tutto divertente, originale e decisamente intuitivo.
Avventura in alta definizione
L’opera originaria del Team Ico si faceva già notare per uno stile grafico molto affascinante. Giocata sui toni del verde e del giallo, la fotografia della prima versione riusciva a trasmettere esattamente il senso di perdizione, decadenza e vigore della Forbidden Land e dei suoi Colossi, nonostante le basse prestazioni tecniche della console Sony di seconda generazione. Per Bluepoint Games si trattava dunque di mettere mano a un prodotto unico del suo genere e restaurarlo con discrezione, senza snaturarne l’estetica o l’impianto tecnico.
Il risultato è sorprendente: la Terra Proibita è ora più viva che mai! I ciuffi d’erba delle praterie si piegano dolcemente accarezzati dal vento e calpestati dal nostro Agro; la luce solare penetra con bagliore rinnovato tra le fronde degli alberi o apparendo timidamente dalle nubi e in sostanza ogni texture e struttura poligonale ha subito un completo rinnovamento in linea con gli standard grafici odierni, mantenendo ovviamente lo scheletro originale dell’opera. Vi capiterà spesso di voler arrestare la corsa di Agro per ammirare estasiati il panorama che vi circonda, scattando magari qualche bella foto con l’apposito tool per applicare vari filtri all’immagine o gestire al meglio la telecamera (una feature inedita che ho apprezzato tantissimo!). Sontuosi infine appaiono ancora una volta i Colossi e le loro ombre, vere e proprie montagne in movimento che scuotono le fondamenta, sferzano l’aria, travolgono e distruggono con alcuni accorgimenti grafico/sonori prima assenti o poco chiari. I veri protagonisti di Shadow of the Colossus godono di un miglioramento estetico significativo, ma la loro furia è rimasta tale e quale.
Per quanto riguarda frame rate e risoluzione grafica, la questione risulta invece differente per chi possiede PS4 o PS4 Pro. Sulla prima la frequenza è granitica, fissa sui 30fps con risoluzione a 1080p, mentre sulla versione più aggiornata si può scegliere tra due modalità di gioco: la modalità Performance, che garantisce 60 fps riducendo lievemente la qualità visiva; e la modalità Cinema che esalta la potenza tecnica con minori prestazioni a livello di fluidità. Personalmente ho giocato su una PS4 standard e confesso di aver completamente dimenticato di avere tra le mani un titolo con più di un decennio sul groppone!