Song of Horror (Episodio 4) – Recensione

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Dopo pochi mesi d’attesa è stato finalmente rilasciato anche il quarto epidosio di Song of Horror, titolo finanziato inizialmente con una prolifica campagna su Kickstarter e sviluppato dai talentuosi Protocol Games che sono stati in grado di sviluppare un prodotto che per “la gioia dei nostalgici” non si discosta molto dai grandi classici che hanno segnato il genere, ma al contempo desidera nonostante qualche imperfezione tecnica di troppo di paradigmaticamente tracciare nuovi standard.

In questa nuova iterazione ci ritroveremo ad evidenziare alcuni cambiamenti dal punto di vista narrativo che rendono questa nuova sezione di gioco particolarmente interessante da scoprire, ma per eventuali approfondimenti in merito all’aspetto prevalentemente tecnico e di gameplay vi rimandiamo alla recensione degli episodi precedenti.

L’abbazia di Santa Cecilia:

In questa nuova parte che prosegue gli avvenimenti dei primi tre episodi ci ritroveremo a vestire i panni di Daniel Noyer che dopo mille peripezie è finalmente riuscito a rintracciare la posizione di Husher che, secondo alcuni testimoni, è stato visto per l’ultima volta nei pressi dell’Abbazia di Santa Ceclia, un luogo ormai distrutto dalla guerra nonchè un perfetto luogo per insediamento della Presenza. Nonostante il rischio Daniel non può far altro che affrontare le mille insidie che si nascondono negli angoli più bui ed angusti della cattedrale nella speranza di ritrovare il famoso scrittore ed una volta per tutte mettere un punto definitivo al caso.
La catedrale di Santa Cecilia è di certo il luogo non solo più ampio ma anche più contornto che sinora abbiamo esplorato, con un’ambientazione che passa dai grandi portici innevati a claustrofobiche catacombe inondate d’acqua.
Questa grande varietà di aree contribuisce a rendere non solo variegata l’esplorazione, ma grazie ad inquadrature ben congegnali, viene mantenuto sempre piuttosto alto il tasso di tensione nelle svariate sezioni della mappa ed oltretutto all’interno dell’Abbazia saranno presenti anche alcune sezioni immancabili del genere horror come “catacombe” e “fogne” che anche stavolta saranno luogo di perdizione e di spaesamento per il giocatore.

Nuove minacce ed alcuni cambiamenti:

Questa volta non solo dovremo fare i conti con la sola Presenza, che seppur di per se risulta esser un’entità particolarmente potente, verrà aiutata da numerosi spettri invisibili che potranno essere sconfitti solo ed esclusivamente dalla lanterna. Oltre alla minaccia spettrale nella mappa saranno presenti anche due nuove terrificanti creature: una di loro è un’aberrazione tentacolare i pieno stile “Lovecraftiano”, mentre l’altra è una creatura bendata che sembra indossi gli abiti monacali, tuttavia quest’ultimo andrà semplicemente a sostituire la creatura già apparsa negli appartamenti del secondo capitolo e andrà così evitato esattamente allo stesso modo senza offrire una vera e propria nuova ed interessante sfida al giocatore.

Ovviamente non mancheranno anche gli enigmi che seppur andranno proceduralmente a complessificare l’intera eperienza, nonostante la loro diversificazione, non spiccano per originalità e difficoltà risultando specialmente nelle fasi più ansiolitiche un modo per cercare di procastinare alcune sezioni di gioco altresì facilmente esplorabili. Come già ribadito nella precedente recensione non convince ancora del tutto il comparto tecnico che crolla in modo vertiginoso a seguito di un sistema di controllo decisamente insufficente che renderà il nostro malcapitato di turno una facile preda della “Presenza” che non aspetta che vederci incastrati tra i vari oggetti dello scenario in modo decisamente anticlimatico in alcune circostanze, a ciò va anche ad aggingersi il comparto sonoro che pecca per il suo imperante minimalismo lasciando sin da subito emergere la profonda indole “amatoriale” dell’opera.

Sull'autore

Francesco Palmiero

Enciclopedizzare, narrare, contemplare e condividere insieme l'arte videoludica.