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Dalla mia ultima visita a Gwen Stacy in Spider-Gwen: Ghost-Spider è passato un po’ di tempo e detto tra noi, la giovane ragazza mi è mancata. Cosi ho optato per una recensione di due numeri, visto sopratutto che entrambi si allacciano in modo incredibile verso un ottavo e importante numero. Bisogna dire in primis che la ragazza porta ancora i segni degli eventi di Spider-Geddon, ma la sua vita privata è ormai buttata oltre al punto di non ritorno. La sua identità è conosciuta da tutti e ovviamente la sua vita è in costante mutamento.
Gwen è un adolescente e come tale soffre degli stessi problemi di ogni ragazza della sua età. Inoltre cerca di convivere con quell’enorme peso dell’essere un’eroina del popolo, anche se purtroppo non è un lavoro. Non si viene pagati per aver salvato qualcuno, o forse sì? Ma intanto sulle strade di New York stanno iniziando a muoversi delle forze davvero potenti e possenti che cercheranno sicuramente di ostacolare la giovane ragazza. Un grande problema è però rappresentato da un nuovo problema fisico della ragazza, i mal di testa. Questi attanagliano la ragazza in modo pressante e intanto la vita privata va in frantumi proprio per colpa della sua identità. Essere un’eroe in maschera è difficile, ma esserlo senza lo è ancora di più.
In due numeri Seanan Mcguire ha descritto la vita di una giovane adolescente con tutti i suoi problemi. La narrazione si fa sempre più interessante e pressante, ma allo stesso tempo ci si chiede quando e come appariranno i veri villain. Perché ovviamente altri numeri dedicati esclusivamente alla ragazza e non a “Spider” sarebbero per molti come Batman di Tom King (molto Man e poco Bat). Però ammetto che la descrizione delle sensazioni della ragazza ha dei momenti davvero alti.
Takeshi Miyazawa continua la sua ondata artistica con Spider Ghost in modo preciso, divertente e piuttosto fresco. Lo stile è in continuo miglioramento con l’asticella che va verso l’alto. Il tratto è sottile e preciso, ma contrassegnato da una mano che cerca di farlo sembrare a mo’ di improvvisazione. I dettagli la fanno da padrona, ma ciò che mi sorprende maggiormente sono le scene d’azione. Queste sono movimentate, fluide e si vede l’azione, anche se poca, in modo preciso e diretto come un pugno nello stomaco.