Questo sito contiene diversi annunci Amazon. A ogni vostro acquisto riceviamo una piccola commissione.
J.J. Abrams, con suo suo figlio Henry, ha avuto il coraggio di dare vita a una storia su Spider-Man diversa. Fresca, drammatica e inaspettata, la sua storia proseguiva su dei binari diversi dal solito, sintomo di una voglia di sperimentare nella Casa delle Idee. La casa editrice, in effetti, sotto la direzione di C. B. Cebulski ha trovato parecchie perle che potrebbero fruttarle diversi Eisner il prossimo anno e questo ovviamente è una risposta all’input che l’editore ha dato con il Fresh Start. Personalmente non mi aspettavo molto da questa miniserie – come dissi nella recensione precedente-, ma la sorpresa era tanta e parecchio invitante anche. Il secondo numero continua a viaggiare alto al livello qualitativo, dandoci modo di vedere questa seconda parte del viaggio del figlio di Peter Parker e di quello che potrebbe essere un nemico fin troppo cruento, Cadaverous.
Ben Parker ha scoperto il segreto di suo padre e ciò non ha aiutato a rendere migliore la sua situazione purtroppo. L’odio verso la figura paterna costantemente assente si fa sempre più forte, fino al momento in cui il giovane decide di bruciare quella tuta che per anni ha rappresentato la speranza per i cittadini di New York. Il giovane Ben si sente inoltre uno strambo vista la scoperta dei suoi poteri, uno sbagliato come suo padre. Eppure, le cose cambiano con l’incontro di una giovane ragazza, che gli apre un po’ la mente, mentre la zia May attende pazientemente sapendo che prima o poi Ben cambierà idea sul suo dono e la sua maledizione. Dall’altra però abbiamo un villain che resta in attesa di Ben e un padre che vedendo Spider-Man in città inizia ad avere paura.
Il padre e il figlio continuano la loro scalata verso un altro rapporto tra un figlio e un padre. Probabilmente questa storia sembra piuttosto interessante anche perché effettivamente è scritta da un padre e un figlio e come tali, i due non sempre andranno d’accordo. La scrittura è liscia e scorrevole, mentre i personaggi piacciono e non posso che confermare la tesi detta nella prima recensione. Si tratta di una miniserie che continua a fare scoppi e scintille, ma spero in una salita ancora maggiore con i prossimi numeri. Sara Pichelli dal canto suo ci sa fare con il ragno e lo dimostra dalla prima all’ultima tavola. Il tratto ricco di precisione evidenzia lo stato d’animo dei personaggi e cosi anche le scene d’azione, che per ora sono poche, ma danno un po’ di adrenalina visto il personaggio.