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Sin da quando il filosofo tedesco Martin Heidegger sentenziò che l’essere umano è un individuo fondamentalmente temporale la percezione della realtà da parte della nostra specie mutò inesorabilmente, anteponendo come unico grande rilevatore esistenziale proprio il tempo. Senza altresì sfociare in prolisse ed estenuanti ideologie di stampo heideggeriano bisogna senza alcuna remora riconoscere che con il passare delle generazioni risulta essere quasi del tutto “naturale” cercare di enfatizzare in modo quasi esasperante le esperienze e le emozioni vissute in passato, ponendo invece in linea di massima poca importanza al presente, ma questa paradossale ed astrusa concettualizzazione traslata a piè pari anche nel mondo videoludico si manifesta principalmente nell’animo dei videogiocatori “navigati” che attraverso il ricordo veicolano delle emozioni in grado, se ben custodite e moralizzate a dovere, non solo di formare quella che rappresenta la nostra personalità, ma anche, come in questo caso, di ritornare a vivere con tanto brio avventure indimenticabili rimaste sopite nell’angolo più profondo del nostro cuore ed improvvisamente rinate dopo anni di distanza grazie all’ausilio di un piccolo cucciolo di drago viola che ancora una volta ha saputo riconquistare la nostra anima con un ritorno in grandissimo stile nei suoi tre capitoli principali che, come per la N. Sane Trilogy, ci ha fatto ritornare bambino.
Insomma Activision come si suol dire “continua a battere il ferro finché è caldo” ed ad un anno di distanza dal appena citato ritorno di Crash Bandicoot, adottando una metodologia di sviluppo pressoché simile, è giunto il momento di rivestire i panni ancora per una volta del mitico (e soprattutto più bello che mai) Spyro in una versione che pur nelle sue criticità riesce a conservare quello spirito idealizzato anni or sono da Insomniac Games che ci permette di delineare questa Reignited Trilogy né come una vera remastered, né come un rivoluzionario remake ma come una splendida ed inimitabile via di mezzo che merita tutta la vostra attenzione.
Nostalgia portami via
Tralasciando per un’istante l’aspetto tecnico ed informativo dal quale scaturisce una qualsivoglia recensione in questa determinata istanza non bisogna categoricamente dimenticare che questa Reignited Trilogy punta anche e con giusta cognizione di causa sul tanto ricercato “effetto nostalgia“, in grado di attrarre a se come una calamita tutti quei bambini cresciuti con in mano il mitico pad della prima Playstation e un televisore a tubo catodico. Ma la bellezza e l’autoralità del lavoro dei Toys for Bob risiede precipuamente nel fatto che al giorno d’oggi l’iconico Spyro specialmente in queste sue prime tre incarnazioni riesce ad esser ancora una calamita soprattutto per una giocabilità che a prescindere dalla fascia di età con cui lo si affronta sarà in grado sicuramente di divertirvi con una longevità difatti rimasta la medesima di quella di vent’anni fa oscillando tra le 25 e le 27 ore di gioco complessive se naturalmente si vuol concludere tutti e tre i giochi al 100%.
La “magia” ha inizio non appena si materializza dinnanzi ai nostri occhi la schermata di questa Reignited Trilogy che elargisce al giocatore la possibilità di gestire tre slot di salvataggio, ove in ognuno di questi viene tenuta traccia della percentuale di completamento di tutti e tre i giochi contemporaneamente ed al contempo mostrando, seppur con una metodologia decisamente minimalista e quasi oserei sentenziare in modo “poco approfondito”, come sfondo il mondo di gioco dove si è interrotta la partita nella precedente sessione. Bastano però pochi secondi di caricamento per spazzare via la delusione della schermata di apertura perché la cura e l’abnegazione che i Toys for Bob hanno impresso in questa trilogia è tangibile in ogni singolo dettaglio con un colpo d’occhio che sin da subito non può far altro che emozionare. I titoli come ampiamente sottolineato in precedenza mantengono la loro conformazione: ogni capitolo è infatti composto da diversi hub principali ai quali fanno riferimento i singoli livelli di gioco ed in ognuno di questi vanno raccolte le gemme, i draghi salvati, i talismani collezionati, le sfere scovate e le uova non schiuse di drago. Invariata risulta esser anche la meccanica relativa alla salute del personaggio dettata dal colore dell’inseparabile libellula Sparx che può essere nutrita con le farfalle contenute negli animaletti sparsi per i livelli ed immutato risulta esser anche il menù di gioco che si discosta relativamente poco da quello originale, offrendo la possibilità di personalizzare l’audio, settando secondo le nostre vicissitudini i diversi volumi e la telecamera, cambiandola da passiva ad attiva e invertendo gli assi, anche se per spirito di completezza bisogna riportare in auge la possibilità di giocare sia con l’interfaccia comandi originale oppure aggiornata che assegna al tasto dorsale sinistro l’accentramento istantaneo della telecamera e alla pressione dell’analogico sinistro l’abilità cerca gemme di Sparx, non sempre reattivissima.
Rimanendo sempre all’interno del sistema relativo ai comandi va affrontato il discorso relativo al feedback di questi ultimi, effettivamente diverso rispetto all’originale nonché propriamente connesso direttamente al nostro draghetto viola. Toys for Bob ha una grande dimestichezza con il personaggio viste le sue trasposizioni assai opinabili in Skylanders, ma per la Reignited Trilogy lo sviluppatore ha fatto un passo indietro recuperando, nonostante qualche polemica scaturita dall’effettiva legittimazione o meno dettata dal creator, il vecchio design ad opera proprio di Charles Zembillas in modo tale da plasmare una caratterizzazione fisica che si sposasse meglio con questo modello. Spyro cionondimeno acquista delle movenze molto feline e armoniose: spesso lo vediamo puntellarsi sulle zampe anteriori sollevando il posteriore, e anche nei movimenti più semplici acquisisce una leggerezza che non si attribuirebbe ad un rettile, ma oltre naturalmente a suscitare una certa simpatia, le movenze del drago si sposano molto bene al suo temperamento cambiando anche gli equilibri del feedback di gioco, garantendo altresì una fluidità che nella sua controparte originale era completamente assente e che difatti rappresentava l’unico vero punto debole dettato in quella precisa istanza senza alcun dubbio anche dalle inevitabili limitazioni tecniche dell’epoca.
Una vita da Drago
Nonostante il primo capitolo, che vedeva come antagonista l’imperturbabile Nasty Norc, sia stato effettivamente quello che rimembravo di più nel riscoprire le vicende del giovane draghetto, lo standard qualitativo si innalza sia a livello narrativo che di gameplay soprattutto nei due titoli che fanno di Rypto l’antagonista seguito poi dalla vetusta megera. Se nel primo capitolo della trilogia sconfiggere gli avversari presenti nei vari livelli era ad appannaggio esclusivamente dei completisti alla ricerca di tutte le gemme a disposizione di quel dato scenario ed ergo un mero escamotage al fine di diluire il quantitativo di ore da impiegare per completarlo nella sua totalità, nei sequel di Spyro diventa fondamentale abbattere con testate e sputi di fuoco tutti i nemici che ci si pareranno davanti. Sconfiggerli vi permetterà, infatti, di sbloccare un portale che vi donerà il superpotere di quel determinato mondo, così da poterlo sfruttare per compiere delle azioni che altrimenti vi sarebbero precluse: un salto più alto, una incornata più vigorosa, un soffio di fuoco capace di debellare anche il metallo più resistente e così via, indispensabili anche per il prosecuzio degli avvenimenti vista l’immancabile presenza del “Riccone” che adempierà alle nostre esigenze solo a patto di offrirgli un numero sostanzioso di gemme che al contempo nella sua intransigenza renderà anche più stratificato l’apprendimento delle nuove mosse impartite al nostro Spyro a partire dal nuotare, problematica che affliggeva il primo capitolo.