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Eccoci giunti al traguardo di questa bizzarra avventura nel selvaggio West. Questa sarà una storia diversa, troppe cose accadono in questi ultimi 3 volumi e accennare ad uno solo di questi eventi lascerebbe un lieve aroma di “spoiler”. Per questo oggi non analizzerò gli avvenimenti ma soltanto la struttura del manga, più una piccola chicca lasciataci da Araki: una postfazione all’ultimo volume della 7° serie di Le bizzarre avventure di Jojo.
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LA SECONDA VOLTA È…DI NUOVO OTTIMA
Appare lampante sin dalle prime tavole di Steel Ball Run, uno stile di disegno incomparabile con le altre serie precedenti (specialmente Phantom Blood, pregna di stile anni ’80). In questa edizione ristampata troviamo un formato più spesso che consente di separare i vari capitoli in maniera più istintiva, giocando molto sul fattore suspense; un piacevole accorgimento che assiste il disegno più maturo e ricchissimo di dettagli.
I COMMENTI DELL’AUTORE
Alla fine del sedicesimo ed ultimo volume, troviamo una paginetta con i pensieri di Araki riguardo la stesura della serie. Un tripudio di ansie e di costrizioni. Tutto deve cominciare a convergere verso una “fine” che soddisfi i lettori, nei tempi concessi (per non dire imposti) dalla redazione. Un finale duro e commovente che renda consapevole il lettore dell’esistenza di un traguardo: una fine inevitabile. Questi sembravano essere i pensieri dell’autore durante la parte finale della stesura della serie fino a quando non vennero sostituiti dalla certezza che la chiusura non sarebbe stata altro che un modo per terminare un viaggio, finendo così come era necessario. Una volta raggiunto il traguardo é nato un senso di completezza e di soddisfazione per aver ottenuto un buon risultato, suscitando un senso di gratitudine. Una scena in particolare è stata una vera e propria epifania per Araki che confessa di essersi ritrovato a piangere durante la sua realizzazione:”Erano solo frivolezze, ma un segreto diventa un segreto eterno? Oppure, se uno sopravvive, quel segreto continua a vivere nel cuore?”.
ULTIME CONCLUSIONI
Durante tutte le bizzarre avventure di Jojo ho sempre avvertito un coinvolgimento profondo da parte dell’autore, non era semplice lavoro, si avvertiva la componente umana che muoveva la matita. Meticolosità per i dettagli, una ricreazione di contesti, incastri e risvolti di trama studiati fin nel profondo, tradizioni e tecnica: tutto accostato ad un fine disegno e servito su vere emozioni, a mio parere non si potrebbe chiedere altro ad un’opera che resterà sempre nelle nostre menti. Spero di avervi incuriosito quel tanto che basta per tuffarvi in questa bizzarra avventura e magari chissà, di ritrovarci per l’ottava serie: Jojolion.