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Quando venne annunciato Suicide Squad: Kill The Justice League, il mondo tremò dall’idea di tornare nel mondo di Arkham e di poter utilizzare la Suicide Squad per condurre una missione al limite della legalità. Ovviamente sappiamo tutti come è andata a finire questa storia. Il gioco si scoprì essere un GaaS e gli enormi dubbi crebbero maggiormente con la dimostrazione dei trailer e dei gameplay, che non davano alcuna giustizia al gioco principale. Non davano giustizia nemmeno ai giochi action purtroppo.
La decisione di posticipare l’uscita del gioco era quindi sembrata come una mossa riparatoria per aggiustare il tiro e cercare di far uscire un titolo capace quantomeno di accontentare gli acquirenti. Qualcuno pensava all’eliminazione dell’Always On, che diciamocelo, ha tanto senso quanto un gioco che non si accende.
Purtroppo non tutto è andato secondo i piani e alla fine quel che è uscito fuori è un titolo carino e giocabile, ma ben lontano dalla bellezza gothica di Batman e ben lontano anche da un action di qualità. Eppure diverte abbastanza e tanto potrebbe bastare per molti giocatori.
La trama di Suicide Squad: Kill The Justice League è posta dopo gli eventi del Arkham Knight, finendo per comporre così una sorta di timeline più complicata e coesa dell’universo creato da Rocksteady. Amanda Waller ingaggia una squadra composta dai criminali più brutali e li obbliga a lavorare per lei. Si forma così la cosiddetta Task Force X, denominata e conosciuta semplicemente come Suicide Squad. I suoi componenti sono ovviamente Harley Quinn, Deadshot, Captain Boomerang e King Shark, mentre l’obbiettivo è quello fermare Brainiac.
All’interno della città di Metropolis infatti è in atto un vero e proprio attacco. Un attacco riuscito per giunta, visto che il temibile nemico è riuscito a soggiogare e convertire tutta la Justice League. Questo non lascia alcuna scelta a Waller, che detta una regola tanto semplice quanto difficile: eliminare tutta la Justice League.
La trama in se non è nemmeno malaccia, ma la scrittura delle missioni lascia a desiderare. Ci sono dei rimandi ai fumetti, ma la caratura è lontanissima dalla qualità della controparte cartacea dedicata alla Suicide Squad. Il gameplay poi è qualcosa di visto e rivisto, ma realizzato piuttosto male.
Si tratta a conti fatti di uno sparatutto in terza persona senza arte né parte. Un gameplay tipicamente provato mille volte in cui le moltissime statistiche finiscono solo per farci perdere il senno. Infatti, verremmo bombardati dalle statistiche, come se non ci fosse un domani. In un gioco GaaS ovviamente è una normalità, ma è proprio questa sua essenza a essere altamente sbagliata e poco fattibile. Questo perché i giocatori ci metteranno poco ad annoiarsi, abbandonando completamente Suicide Squad.
Le missioni primarie, come già detto, sono piuttosto carine. Peccato che poi la Rocksteady ha stupidamente pensato di metterne una caterva di secondarie, tutte uguali. Tutte dannatamente noiose. Dovremo fare sempre la stessa cosa, spostandoci dal punto A al punto B, senza alcun guizzo, senza alcuna vera narrazione. In confronto a questo, anche le missioni secondarie di un WoW restano imparagonabili anche a distanza di decadi.
A questo dobbiamo aggiungere la poca cura per la realizzazione della città di Metropolis. Una città magnifica sulla carta che però sembra a metà tra la periferia di Milano e metà tra il centro finanziario di una qualsiasi grande metropoli. Manca la solita cura certosina dello studio, che qui ha deciso di dormire sugli allori, concentrando i propri sforzi all’interno della struttura tanto odiata e soprattutto sulla scia del tramonto come GaaS. Anche al livello grafico è difficile difendere un titolo di questo genere. I modelli poligonali non riescono a competere con quelli visti in Asylum. Eppure ne sono passati di anni e di generazioni da quel fatidico gioco. Questo ovviamente non rende minimante giustizia alla spesa e soprattutto alla potenza della console o del PC nel 2024.