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Questa primavera l’etichetta Black Label di DC Comics doveva avere un nuovo arrivo, che suscitò parecchio interesse nel cuore dei fan di vecchia data. Frank Miller alle matite e John Romita Jr. alle matite per raccontare il fatidico Year One dell’Uomo d’Accaio. Sarebbe stata un’ottima occasione per vedere l’abilità di un Miller ormai di una certa età, ma sopratutto di un’etichetta che ha sempre sofferto nonostante le ottime premesse. Con il primo numero du Superman Year One uscito negli states posso dire che per ora c’è poca carte sul fuoco, ma andiamo con ordine.
L’albo ovviamente è il primo di una serie e bisogna davvero vedere come andrà a finire e cosa avrà di giusto e di sbagliato. Questo è ovviamente palese e giusto, ma l’inizio è importante per questa come per ogni altra storia, sopratutto di un certo calibro come quella di Year One. Iniziamo comunque con il classico modo in cui vediamo la morte del pianeta Krypton. Tantissimi testi ci raccontano il tutto in terza persona con alcune sequenze parecchio interessanti di genitori di Clark che scompaiono dietro il vetro della navicella e muoiono poco dopo. L’arrivo di Clark sulla terra crea il solito problema per un giovanissimo ragazzo che dovrà crescere in un mondo come l’eterno straniero. Sapere di avere dei poteri, di essere migliore di tutti, ma crescere secondo i dettami di genitori benevoli e giusti è bello, ma anche pesante. La sua diversità diventa chiara un po’ a tutti, che lo trattano proprio quel che è, un giovane diverso, facente parte del classico gruppo di sfigati.
Tralasciando quindi la descrizione della storia, cosa manca per ora al primo numero? Probabilmente proprio essere super. Stando a questo ritmo, dobbiamo aspettare ancora parecchio prima di riuscire a vedere qualcosa su Superman. Niente di male ovviamente, ma allo stesso tempo delude un po’ perché poteva essere un’opera incisiva in ogni modo e maniera, ma per ora niente di tutto ciò è stato mostrato. Non sappiamo nemmeno a che continuity appartiene, anche se visto che si tratta di Miller, probabilmente della stessa del suo Cavaliere Oscuro. Forse no, ma lo scopriremo più avanti probabilmente. Altro difetto, ma non difetto è la costante presenza di testi, che riempiono intere pagine, talvolta prevalendo sul lato grafico dell’albo.
Ed è qui che arriviamo alle matite di Romita Jr., che ovviamente lo si apprezza o meno. Si tratta di un disegnatore che ha diviso sempre i lettori di fumetti e questa volta non farà da meno. Il tratto distintivo di Romita a mio avviso si perde un po’ durante l’adolescenza di Clark. Questo perché in parecchie vignette sembra che la testa del ragazzo sia più grande dell’intero corpo e tutto ciò crea un effetto strano e davvero poco piacevole da vedere. La parte scolastica invece regala le stesse emozioni di un classico film o telefilm “Made in USA”, con parecchi riferimenti verso Smallville.