Questo sito contiene diversi annunci Amazon. A ogni vostro acquisto riceviamo una piccola commissione.
Quanti anni sono trascorsi da quando conobbi la serie Tales of? 9 oppure 10? Non ricordo esattamente l’anno da quando provai per la prima volta lo Zestiria, rimasi folgorato dalla trama e dalla libertà del mondo di gioco. Nel corso degli anni sono andato in contro a molti altri episodi dal solare Xilia, alle tematiche cupe del Berseria fino al mio preferito ovvero il Vesperia.
Eppure Tales of Symphonia è un episodio amato da molti giocatori in quanto, è stato uno dei primi capitoli ad essere tradotti in italiano ma non l’unico. Infatti nella versione Remastered avremmo a disposizione lo stesso gioco dell’originale, quello pubblicato nel lontano 2003/2004, con una qualità grafica e asset di movimenti più puliti rispetto all’autentico ma nulla di eclatante che faccia affossare quello autentico, in quanto è una riproposizione del titolo che ho conosciuto anni fa ma non un remake in stile Deamon Souls per PS5 per intenderci.
Un santuario sotto attacco
Ambientato nel continente/mondo di Sylvarant, questa realtà garantisce non solo al pianeta ma anche a tutte le forme di vita, una costanza fonte di mana per tutti quanti. Ma per via di una carestia ciclica il mana viene a mancare, e per far si che tutti quanti possano giovare di questa energia si fa affidamento ad un Prescelto, in grado di rigenerare il sigillo del mana che si rompe periodicamente per rimetterlo al suo posto.
Arrivando ai tempi più recenti, almeno nella linea temporale principale del gioco, succede di nuovo che il sigillo del mana venisse distrutto e al di fuori uscissero dei mostri. Per evitare qualsiasi tipologia di problematica la nuova prescelta, nonché amica del protagonista che va ancora a scuola, ossia Colette Bunel, viaggerà insieme al progagonista Lloyd Irving, Rain Sage, Genis e Kratos Aurion ( non è lo stesso Kratos di God of War ovviamente) a rimettere le cose apposto.
La trama è un aspetto che considero personale, in quanto se a me può piacere non significa che può avvenire lo stesso anche per altre persone. Nel Symphinia l’ho trovato simpatico e a tratti ancora fanciullesco, in quanto il gioco fu concepito originariamente a inizio anni 2000 in un epoca dove la serie Tales of era ancora abbastanza acerba, e aveva bisogno di maturare, e la narrativa era adatta ad un pubblico famigliare dove tutta la famiglia si sedeva davanti alla televisione per giocare.
Siamo sempre in movimento
A differenza del concorrente diretto, ma mai rivaleggiato, Final Fantasy si è preferito avere uno stile di lotta e di spostarsi differente da quest’ultimo anche se abbiamo di fronte un JRPG tipico di questa realtà. Infatti per spostarci da un luogo all’altro, ossia da una città all’altra oppure ad un tempio, verremmo inseriti in una mappa che ricorderà un atlante però più piccole dove si evita di metterci tanto per visitare una nuova zona.
Le varie città sono diverse sia in architettatura che nelle qualità della luce, se nel villaggio iniziale è molto soleggiato e ha spazi aperti, il santuario invece ha una tonalità più scura che da la sensazione di claustrofobia. Per tanto ogni zona sarà diversa non solo in termini di spazi aperti ma anche in termini di nemici, perché asseconda dell’area potremmo trovare dei mostri diversi l’uno dall’altro.
Ce da dire che l’intervallo dai nemici più deboli ai boss tipici della serie si fa sentire, perché infatti sono realtà da non sottovalutare perciò ci vengono in aiuto due fattori. La prima sono le mele che ci aiutano a rigenerare l’energia del nostro Lloyd e di ogni membro del nostro gruppo, il secondo invece è il sistema di salvataggio di vecchio stampo dove dobbiamo avvicinarci a delle aree luminescenti per salvare il percorso fatto fino in quel momento specifico.
Avanti uomini
Il sistema di combattimento è abbastanza simile a tutti i capitoli provati dei Tales of, tranne forse per il capitolo Arise ma è un argomento a parte. Ogni membro si muove liberamente sul campo di battaglia e può scegliere il bersaglio a piacimento, asseconda del personaggio avrà delle doti che possono essere più utili in altre circostanze, piuttosto che attaccare alla brutta.
Infatti esistono due tipologie di nemici uno tipico basato sulla lotta corpo a corpo, mentre la seconda è spiritica in quanto sono fantasmi di varie tipologie. Infatti in questi ultimi sono più utili le magie, anche se le armi comuni possono fare effetto ma è più indicato utilizzare un mago contro questa tipologia di nemici, anche se nelle sezioni più avanzate si potrà sbloccare una mossa segreta ma non ne parlerò per una questione di trama.
I boss invece sono un tutt’altro paio di maniche in quanto gli ho sempre odiati, in quanto contro alcuni bisognerà fare una preparazione più accurata. In quanto in ogni battaglia riceveremo un quantitativo di esperienza che, mano a mano, diventeremmo più forti ma se non saremmo abbastanza abili non riusciremmo a rivaleggiare contro i nemici più forti quindi bisognerà ogni tanto fermarci, guardarci attorno e diminuire il numero della fauna nemica dell’area. A proposito ogni boss è diverso e attaccherà in modo differente, oltre che a difendersi in altre maniere, per tanto studiatelo affondo in caso contrario vi troverete in difficoltà.
Un mondo di gioco da scoprire
Le exosphere permettono di avere delle abilità magiche, non intese come le abilità biotiche di Mass Effect ma l’idea è similare. In quanto sono oggetti che al cui interno si sono riversati diverse quantità di mana, più o meno forti, infatti nel corso dell’avventura potremmo sbloccare nuove attrezzature trovate dalle fumarole dei nemici abbattuti, perché nel mondo di Tales of non si vedranno quasi mai cadaveri se non una piccola quantità di particelle, nel quale il gioco ci viene spiegato che la loro anima va in un altra dimensione.
Al di fuori dei combattimenti ci saranno dei commercianti, che troveremmo in diverse località del gioco, che dietro ad un compenso oppure aiuto ci consegneremmo dell’equipaggiamento. Quello materiale superiore potremmo inserirlo negli slot appositi del menu di gioco, sia per il nostro alter ego che per i nostri alleati, mentre per gli oggetti che non ne avremmo più bisogno potremmo venderli ai mercanti sopra citati.
Tolto la veste grafica riadattata a 4 generazioni successive da quella lanciata, perché originariamente venne lanciato nel 2003 per allora GameCube e PS2, non porta nulla di significativo a livello strutturale. Bello e divertente, i comandi sono fluidi almeno migliorati nella realese originale, ma non ha fatto un salto in avanti in termini tecnici, in quanto forse l’unica cosa che ho notato che hanno modificato – con grosse dosi di forse – sono i movimenti del corpo più fluidi e movimenti facciali più naturali, ma nulla di significativo.
Le animazioni d’intermezzo, così la veste grafica generale, sono realizzate in versione animata digitale e qui si dividono due tipologie di persone, da un lato quelli come me che piacciono gli anime e dall’altro invece chi preferisce altri lidi, purtroppo non c’è una via di mezzo. I quick time invece sono un aspetto tipico di questo brand, infatti ogni tanto i personaggi converseranno del più e del meno su tutto quello che gli passa per la testa, infatti con la pressione di un taso quando ci viene richiesto ci potremmo vedere delle piccole vignette per passatempo, dove il gioco ci mostrerà la godibilità del mondo di gioco.