Tex – A Sud di Nogales – Recensione

Tex – A Sud di Nogales
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I classici, talvolta, tornano nuovamente in vita grazie a una struttura nuova o semplicemente un’edizione più curata. Sergio Bonelli Editore ci ha abituati con questa tecnica del far tornare in vita i fumetti che hanno fatto la storia. Personalmente, apprezzo molto anche le storie moderne dei vari personaggi, che trovano sempre una vita nuova di generazione in generazione. Tex con i suoi Romanzi a Fumetti ad esempio mi ha sempre stupito per la sua struttura francese, le storie brevi, ma decise e potenti e anche per un disegno che grazie ai colori godeva di una vivacità non indifferente.

Quest’autunno a uscire è stata la reidizione di un classico del 1977 preso da Tex Gigante 199, A Sud di Nogales, scritto dallo stesso Gianluigi Bonelli, che viene accompagnato dalle matite di Giovanni Ticci. Due pilastri del fumetto si uniscono in una storia che regge ancora oggi il confronto con il modernismo e che merita di essere riletta ancora e ancora.

La storia del fumetto è piuttosto semplice e lineare, come dovrebbe essere una del 1977 in fondo. Il rivale è Sonny Slade, un avido e abile trafficante pronto a tutto pur di arricchirsi con il contrabbando. Sulle sue tracce troviamo da un lato Tex con Kit, mentre da un’altra parte Tiger e Kit. Quella che poteva sembrare una missione semplice, finisce però per diventare qualcosa di più pericoloso del dovuto grazie all’astuzia di un uomo pronto a tutto pur di non perdere e non andare in prigione. Slade finisce per separare il gruppo, creando una trappola nelle miniere a cui nemmeno Tex era del tutto pronto.

Detto questo, bisogna dire subito che in questo albo non troverete esattamente il volume del 1977, ma piuttosto una sua edizione rielaborata in chiave moderna. Questo vuol dire che le vignette sono state prese e messe in una disposizione che imita lo stile francese. Una modernità che non credevo di trovare cosi perfettamente inserita, ma invece si tratta di un’aggiunta perfetta. La sceneggiatura di Bonelli funziona dal primo momento, regalandoci una storia western a tutto spiano e con una potenza non indifferente. Dialoghi brevi, decisi e taglienti, un ritmo serrato fatto di azione, ricerca, imboscate e cattivi veramente furbi. Questa viene poi coadiuvata dall’ottimo Giovanni Ticci, che dona una certa dinamicità alle scene d’azione, facendole quasi uscire fuori dal suo tempo. In effetti, guardando le tavole oggi, nel 2019, è difficile da credere che siano state disegnate cosi tanti anni fa. Il suo Tex è un classico belloccio, cosi come deve presentarsi all’immaginario di tutti. Un John Wayne con la camicia gialla e la mira imbattibile. Le inquadrature invece nella loro semplicità funzionano e tanto basta per farci apprezzare ulteriormente questa storia.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".