The Bear Stagione 2 – Recensione – La serie che nessuno dovrebbe perdersi

Locandina della serie televisiva The Bear Stagione 2 recensione su havocpoint.it
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La prima stagione di The Bear è stata una grande sorpresa per un po’ tutti quanti. In pochi si aspettavano qualcosa di così dirompente ed esplosivo, capace di parlare con semplicità al pubblico generalista. Eppure questa piccola creatura ci è riuscita in piena, con un’alchimia tra la narrazione e gli attori che non si vede spesso. Fare di più era difficile, ammettiamolo tutti. Per questo forse le persone non si aspettavano qualcosa di migliore e le prime notizie riguardo la seconda stagione vennero accolte in modo un po’ tiepido, eppure la sua uscita ha confermato che The Bear non è solo una serie meravigliosa, ma addirittura epocale.

Dire qualcosa di nuovo riguardo questa seconda stagione è difficile e si rischia ovviamente di cadere nel calderone delle frasi fatte e dei pensieri condivisi, ma in fondo è normale. Viviamo su diversi binari, ma spesso le nostre emozioni si intersecano fino a creare un groviglio di pensieri piuttosto univoci. Forse è addirittura inutile cercare quel pelo nell’uovo perfetto, perché non avrebbe alcun snso rispetto all’intera opera.

scena tratta da The Bear Stagione 2 recensione su havocpoint.it

La storia prosegue con la fine della prima stagione e per tutti gli episodi vedremo la costruzione e l’apertura del nuovo locale, The Bear. Questo ovviamente significa nuove spese, nuove rinunce e uno staff più grande e soprattutto più competente di quel che era presente. No, nessuno viene licenziato, ma a tutti verrà data la possibilità di seguire dei corsi per riuscire a migliorare le proprie capacità da cuoco. Questo segnerà quella verticalità episodica che in un certo senso era mancata all’interno della prima stagione.

Molti episodi infatti andranno a raccontarci la vita dei singoli personaggi, facendoci immergere nel loro vastissimo mondo fatto di dura realtà, di fatica e di interminabili sacrifici. Ciò che mette in mostra questa serie in effetti è l’enorme quantità di tempo necessaria per la realizzazione di un obbiettivo. Nonostante le mille paure, nonostante un possibile fallimento, nonostante il continuo rischio, bisogna provarci. Bisogna andare oltre la sopportazione, oltre la sola parola “sacrificio”. Perché non si arriva in alto senza alcuna rinuncia. Le grandi imprese si compiono sulle ossa dei sogni infranti, i rapporti recisi e un’interminabile fatica. O forse non è così? Magari esiste un modo per conciliare più mondi e vivere serenamente?

Il cast di questa seconda stagione continua a essere composto da Carmen “Carmy” Berzatto (Jeremy Allen White), Sydney Adamu (Ayo Edebiri), Richard “Richie” Jerimovich (Ebon Moss-Bachrach),Abby Elliott, Lionel Boyce, Liza Colón-Zayas e Matty Matheson, con Edwin Lee Gibson, Oliver Platt. Poi ci sono diverse sorprese, ma di queste non ho intenzione di parlare in nessun modo. Si tratta di una sorpresa che ogni spettatore dovrebbe gustare in prima persona. Posso però dire che in un determinato episodio le urla di gioia saranno continue. In ogni caso, ogni membro del cast ha interpretato dei ruoli forti, decisivi e mai poco importanti e in ogni frangente si vedeva un’incredibile bravura. Si percepisce la totale immedesimazione nei loro ruoli e alla fine si finisce per tifarli tutti, nessuno escluso.

Carmy con il cugino all'interno di The Bear Stagione 2

Perché in questa serie non esiste un villain. Non esiste un uomo cattivo desideroso di veder crollare tutto il ristorante. Il vero nemico si trova dentro a ognuno di noi e Carmy questo lo mostra in ogni santissimo episodio. A volte, noi siamo i nostri peggiori nemici, ma preferiamo dare la colpa agli altri, perché la verità fa male. Così tutti mostrano i loro problemi, le loro debole e quelle crepe che li hanno resi quel che sono. A tratti è un po’ come ascoltare un brano di Chet Baker, intriso di un dolore dolce e malinconico, ma allo stesso tempo grintoso e vivo.

La scelta della colonna sonora poi rende tutta l’opera un viaggio onirico tra la musica jazz, il rock, il rap e così via dicendo. Un continuo susseguirsi di generi e di melodie, di alti e bassi, di toni tranquilli e poi quelli più movimentati. Ogni frammento è comunque rappresentato in maniera pressoché perfetta all’interno dell’universo narrativo.

Non parlo nemmeno di regia e di fotografia, che insieme creano un ulteriore alchimia e colpiscono. Cavolo se la fotografia colpisce duro. Le insegne al neon, il chiaroscuro e le ombre messe al posto giusto sono per davvero un punto a favore dell’opera. Si resta in estasi in ogni singolo episodio. Ogni frammento ha un suo perché e alla fine dei conti questo viaggio diventa emotivo per i personaggi e ovviamente anche per gli spettatori.

Questa seconda stagione travolge e stravolge tutti i piani. È davvero impossibile provare tantissimo amore per questa serie e il mio consiglio e di guardarla senza se e senza ma.

The Bear Stagione 2

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".