The Delinquents – Recensione

The Delinquents
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Ci sono alcuni eroi che non lottano da soli, ma decidono di formare un gruppo, che poi li distingue in tutte le future avventure. Parliamo ad esempio di Quantum & Woody oppure di Archer & Armstrong che nell’universo Valiant hanno mostrato alcune avventure totalmente fuori di testa. Proprio questo è il punto di forza di questi gruppi. La follia che fuoriesce da un personaggio entra in contatto con l’altro, molto più tranquillo e ragionevole. Immaginate però di vedere questi due team collaborare per ottenere qualcosa di simile. Ecco, questa è la storia della quale vi sto per parlare, Delinquents, edita come sempre da Star Comics.

I quattro vagabondi

Come sicuramente saprete, Armstrong è un uomo di mille potenzialità ed è un hobo. Si tratta di un termine con cui si determina un vagabondo in cerca delle avventure e che arrivato in un posto favorevole o sfavorevole, lo contrassegna con dei segni. In pochi sanno però che gli hobo hanno un segreto. Una mappa che potrebbe portare a un enorme tesoro e che viene tramandata tra le persone più importanti della comunità. Ebbene, quando questa viene affidata all’ubriacone Armstrong, le cose non vanno per il verso giusto e la mappa finisce in due pezzi e ora una società segreta sta cercando la mappa per i suoi loschi piani. A essere incaricati di recuperare la mappa, ovviamente, sono i due fratelli, Quantum & Woody. Ovviamente l’incontro dei due gruppi sarà qualcosa di strano, particolare e fuori di testa.

Oltre le apparenze

Scrivere una miniserie di questo genere non è molto facile in quanto abbiamo due serie in cui gli eroi si uniscono per creare un tornado. Per fare questo James Asmus e Fred Van Lente hanno lavorato in modo impeccabile su entrambe le squadre. Vengono delineati gli aspetti di tutti i personaggi e la loro unione crea alcune scene che potranno essere ricordate molto a lungo. Cosi anche i dialoghi, che vanno oltre il trash e talvolta raggiungono delle vette davvero alte. La storia è piuttosto interessante in ogni suo punto e alla fine finisce in modo in cui ci aspettavamo.

Dietro alle matite troviamo invece Kano, che riesce a tirare fuori il meglio da entrambi i team. La precisione del tratto dell’autore spagnolo viene unita alla morbidezza di alcune linee. A colpire però sono le vignette, che talvolta finiscono per essere un numero davvero sconsiderato. In questi casi diventa difficile comprendere il senso di alcune vignette e sopratutto si perde il significato delle azioni. Altre volte invece si tratta di qualcosa di funzionante e interessante da vedere. Altre tavole ancora ci mostrano una sequenza intera in totale assenza di vignette e questi sono i particolari riusciti al meglio senza dubbio. Kano riesce a dare un grande senso anche alle scene d’azione, che nonostante una certa semplicità, finiscono sempre a piacere.

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".