The Dragon Dentist – Recensione

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Dalla mente di Otaro Maijo, The Dragon Dentist è l’adattamento manga disegnato da Youko e basato sul corto presentato al concorso Nihon animator mihon’ichi diretto da Hideaki Anno, regista di Neon Genesis Evangelion (in arrivo su Netflix) e fondatore dello Studio Khara.

Questo manga, per quanto si regga su un’idea piuttosto originale legata al culto di questi draghi immensi che cavalcano il cielo di una Terra perennemente in guerra e dei loro dentisti, purtroppo soffre di un piccolo difetto che danneggia la sua stessa immagine: il suo essere un manga.

Andando per gradi, veniamo catapultati direttamente sul dorso di un drago che, dopo una sanguinosa battaglia, accoglie Ber, un soldato tradito dai propri compagni e reincarnato grazie al volere del drago. Ber, disorientato ma coscente di ciò che era successo, fa la conoscenza con Nonoko, una dentista dei draghi particolarmente vispa e zelante. La figura del dentista viene considerata come parte di un culto più grande, un sistema di reincarnazione e protezione che nasce e muore nei denti dei draghi.

Questo, ovviamente, è solo una piccola parte del contenuto di questo volume e della storia di The Dragon Dentist ed è qui che giace il suo difetto più grande: il contesto stesso. Per un prodotto di animazione, soprattutto un corto, l’ambientazione e il contesto serve solo a dare un contorno, mentre i personaggi sono semplici pretesti per animare. In un fumetto, che è alla lontana un’opera letteraria, è complicato illustrare bene l’ambientazione e la lore, riuscendo anche a presentarci a dovere i personaggi principali. Questo manga è fatto per chi si è visto non solo il corto di nove minuti, ma anche la serie animata di due episodi. Le spiegazioni dell’ambientazione hanno molte lacune, ma sono anche accettabili, mentre i personaggi in sé vengono mostrati in modo blando e fin troppo superficiale. Le loro emozioni, i loro tradimenti e azioni in generale vengono poste in maniera fin troppo casuale, rendendo il fumetto difficile da decifrare ed eccessivamente pesante. La versione animata non ha questo problema per un semplice fatto di focus: le animazioni prendono il sopravvento sull’attenzione dello spettatore e ciò che viene percepito si trasforma in semplice stupore.

Per quanto riguarda ciò che viene mostrato in questa versione di The Dragon Dentist, abbiamo una prima parte piuttosto anonima e debole soprattutto dal punto di vista della regia. Combattimenti molto confusionari, scene di vita quotidiana fin troppo semplici e prive di pathos. Questo, prima di arrivare alla seconda metà, dove l’antagonista principale si rivela senza sospetti e senza una vera introspezione, lasciandoci più disorientati che sorpresi. Tuttavia, da quel momento la storia comincia a ingranare verso di più, portandoci verso un finale ugualmente confusionario, ma decisamente più bello da vedere, con delle tavole abbastanza bizzare e dei disegni interessanti e molto creativi.

Questo tipo di separazione esiste anche nel design dei personaggi: alcuni potrebbero essere usciti da uno shonen d’azione qualsiasi, mentre altri (soprattutto il protagonista), hanno su di sé un filtro da shoujo romantico che stona veramente tanto con ciò che succede e l’atmosfera generale. Comunque, dettagli a parte, i disegni (seppur in modo altalenante) riescono a reggere bene la trama, dimostrando il potenziale di Youko, che è ancora alle prime armi come fumettista.

Il finale in sé mi ha particolarmente colpito, perché riesce a dare un tono alla vicenda e sublima tutto ciò che è stato questo breve racconto, che si è basato per lo più su frasi fatte e poetiche che tuttavia hanno dimostrato una certa forza. I personaggi sono appena accennati, ma la filosofia dietro all’opera e agli abitanti di quel mondo è forte e ben chiara. Questo porta ad apprezzare l’idea stessa di The Dragon Dentist, che è forse sfruttata anche troppo poco.

L’edizione JPop è più che apprezzabile, con una sovraccopertina a colori e una cover che ne ricalca in bianco e nero il design. Design che però non mi ha colpito particolarmente e che non penso attiri molto gli acquirenti ignari dell’essenza di The Dragon Dentist. Ma di sicuro non è colpa dell’azienda, che comunque ha fatto un buon lavoro con i testi e con la stampa.

Sicuramente, per i fan del corto e della mini-serie può rivelarsi un buon acquisto, perché comunque soprattutto nella seconda metà sa farsi valere da un punto di vista artistico. Forse, però, non è l’ideale per chi cerca una storia completa e a sé, giusto perché tratta il tutto in modo fin troppo superficiale. Mentre un prodotto di animazione se lo può permettere senza problemi, un manga non può seguire le stesse regole, soprattutto se non brilla per i disegni.

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Sull'autore

Gabriele Gemignani

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