The Elder Scrolls: Castles – Recensione – Pronti a costruire il vostro castello?

The Elder Scrolls: Castles
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Fin dal suo annuncio, ero parecchio curioso di vedere un titolo ambientato nel mondo di Fallout, ma in chiave gestionale. Insomma, gestire un proprio Vault è un po’ il sogno di ogni appassionato e nel bene e nel male ho potuto assaporare questa sensazione grazie a Fallout Shelter, uscito dapprima sui device mobile e solo in seguito su PC e console. Quindi era chiaro che l’annuncio di The Elder Scrolls: Castles era qualcosa che  auspicavo, ma nutrivo anche qualche dubbio al riguardo.

Eppure mi sono ricreduto, perché il nuovo gestionale Bethesda ambientato nell’universo del famoso gioco di ruolo  d’azione fantasy è simile a Shelter, ma con più opzioni, più varietà. In un certo senso si tratta di una versione completa di quel che abbiamo  già visto e tutto ciò ovviamente è fantastico. Alzo subito le mani però, perché bisogna dire che un titolo divertente come questo è stato letteralmente bombardato dagli acquisti in app, che qui trovano il proprio terreno fertile.

Un gran bel peccato visto che si tratta di un prodotto validissimo, con delle ottime trovate in campo narrativo. Certo, bisogna anche dire che sto andando tranquillamente avanti senza spendere un solo euro, ma la loro quantità e il loro costo è allucinante. Se voleste comprare i pacchetti massimi, probabilmente vi partiranno 300 euro e comunque non riuscirete a raggiungere la fine del gioco.

The Elder Scrolls: Castles

Il senso del gioco è quello di fare crescere il proprio castello nei panni del regnante. Questi ovviamente potrà morire e anzi, sicuramente morirà, perché dovete sapere che con il passare dei giorni, i vostri abitanti cresceranno, invecchieranno e moriranno. Questo vuol dire che se non volete finire come molti paesi del mondo, dovrete figliare come dei conigli.

Costruire il proprio castello è comunque un’impresa parecchio divertente e alla fine le nostri torri e i nostri saloni avranno una ripercussione anche sull’estetica vista da lontano. Un po’ come se stessimo progettando un vero castello per dei veri signori. Il problema in questo caso è che dopo aver costruito una postazione da lavoro, saranno ovviamente disponibili per essere costruite di nuovo, ma farlo non sarà facile. Questo perché ogni postazione vi costerà quanto tutto il castello, moltiplicato per tre. Ovviamente scordatevi di costruire una qualsiasi bottega elfica oppure quella orchesca. Il loro costo? Solo dieci euro ognuna. DIECI EURO. Venti euro per due postazioni.

Ovviamente si riesce a giocare anche senza spendere un solo centesimo, ma è chiaro che una presenza così massiccia di questi oggetti risulta essere fastidiosa e sgradevole e sono certo che a un certo punto il titolo diventerà poco gestibile.

Tolto questo dente, parliamo un attimo dei nostri cittadini. In qualità di re o regina dovremo rispondere alle domande del popolo in puro stile REIGNS e devo dire che è una parte costante e divertente, anche se dopo un po’ diventa noiosetta perché si esauriscono totalmente le varie domande.

The Elder Scrolls: Castles

È comunque interessante vedere i nostri cittadini che possono sposarsi, fare figli e alla fine giungere alla fine del loro ciclo vitale. Tra l’altro, saremo noi a decidere chi sposare con chi e questo rompe ogni tabu. Forse si tratta dei migliori giochi per combattere l’omofobia ed è fantastico tutto ciò.

Ciò che a un certo compare sono le avventure con i nostri soldati. Un party formato da tre persone che dovranno farsi largo tra orde di nemici e ognuno potrà sfruttare le proprie abilità. Quindi sì, vi consiglio di studiare attentamente la costruzione del vostro team con tutte le attenzioni del caso. Purtroppo se uno dei vostri compagni finirà stecchito, basterà farlo riposare nel castello per farlo resuscitare. Quindi niente perma death per i guerrieri o maghi che si imbarcheranno con voi nell’avventura.

The Elder Scrolls: Castles

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".