The Lord of The Rings: Gollum – Recensione – Tieniti quel dannato anello

The Lord of The Rings: Gollum
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Il Signore degli Anelli per me è sempre stato un romanzo importante. Sono tanti i motivi che mi portano a dire questo, ma si tratta di un libro immensamente grande sotto ogni punto di vista, con una morale quanto mai attuale. La trilogia firmata da Peter Jackson ha mostrato i lati più importanti della saga, facendo innamorare una generazione al mondo fantasy. Ora è uscito The Lord of the Rings: Gollum firmato da Daedlic e non ho molte parole per descrivere questo gioco. Premetto inoltre che lo studio Daedlic è tra i miei preferiti e personalmente adoro le loro avventure grafiche. Eppure questa volta qualcosa si è spezzato tra me e l’azienda, tra me e il gioco e tra me e il franchise. Qualcosa non ha funziona e non è colpa mia.

Ammetto che inizialmente iniziai il gioco con un entusiasmo di un bambino alle prese con il suo primo RPG. Desideravo scoprire qualcosa riguardo un personaggio così magnifico come Gollum, così maledetto come Smeagle. Non mi importava nemmeno che non fossero delle storie scritte da Tolkien. E devo ammettere che l’inizio mi era pure piaciuto.

The Lord of The Rings: Gollum

Ci si immerge in un racconto nel quale Gandalf interroga Gollum riguardo i suoi trascorsi dopo gli eventi de Lo Hobbit. Cerca di cavare un ragno dal buco, di farlo parlare e ci riesce. Basta poco al povero Smeagol per iniziare a rivelare la sua avventura che lo aveva portato nel cuore di Mordor e poi fino a Frodo. Un’avventura che tra gli alti e bassi non riuscirà a convincermi della bontà di questa narrazione. Certo, c’è la costanza presenza della personalità doppia di Gollum e questa è una parte veramente importante di tutto il gioco. In certi momenti bisognerà rispondere proprio come uno o l’altro, in base alle nostre inclinazioni, ma oltre questo bellissimo punto, questa storia puzza di vecchio. Come un pane lasciato al chiuso per troppo tempo.

Se la narrazione mi ha fatto storcere completamente il naso, il gameplay ha decretato la morte di questo The Lord of the Ring: Gollum. In un videogioco il gameplay è una parte importantissima. Regge una struttura che potrebbe essere fatta da dei semplicissimi pixel. È proprio il gameplay a giocare un ruolo fondamentale all’interno dell’esperienza del giocatore e quando questo è simile a questo che ho provato, viene voglia di abbandonare i videogiochi e andare a lavorare il terreno.

Gollum non risponde bene ai comandi. Talvolta non risponde affatto agli input e fa un po’ di testa sua, come se avesse una doppia personalità anche in realtà. I suoi salti spesso risultano essere approssimativi, legnosi e imprecisi. Morire per colpa di un salto fatto male è possibile in ogni gioco, ma la remota possibilità sarà sopravvivere. Sopravvivere alla storia e al gameplay, che non convince nemmeno nelle sue fasi stealth, che a conti fatti è forse la parte più semplice e carina dell’intera esperienza.

Mi domando come mai la Daedlic abbia deciso di optare per questo stile di gioco. Insomma, parliamo di una software house viveva di pane e avventure grafiche e poi da un giorno all’altra hanno deciso di riformulare i propri titoli perdendo quella meravigliosa caratterizzazione che da sempre distingueva i lavori del team. La legnosità del povero Smeagol sarà un vero e proprio fardello e personalmente a un certo punto spensi la console pensando “Tieniti pure l’anello, ma lasciami in pace”. Sembra infatti di giocare a un prodotto pensato per Playstation 2 o al massimo 3, ma non di certo per PS4-PS5. Non ci sono delle mosse del protagonista capaci di catturare il giocatore e purtroppo sarà facilissimo cambiare il gioco dopo un po’ di sana frustrazione.

E va bene, la storia non funziona, il gameplay è anche peggio, ma magari al livello grafico sarà qualcosa di sorprendente. Lo avete pensato vero? Poveri illusi. I poligoni di ogni personaggio provengono chiaramente da un qualche gioco di due o tre generazioni. A tratti sembra davvero di vedere un prodotto che sembra essere una primissima build di un progetto ancora in fase di costruzione. Ricordo che la prima volta pensai “Vabbè, tanto il gioco deve ancora uscire, quindi tanto vale accettare gli orrori che sto guardando”, ma invece così non è stato. Successivamente pensai che “magari manca qualche patch per rendere il mondo più definito e colorato”, ma mi sbagliavo ancora una volta. A dire il vero ho sbagliato fin dal principio dando così tante opportunità a un titolo che non voleva nemmeno risplendere sulla concorrenza.

Devo però dire che il protagonista ha un aspetto piuttosto affascinante e a differenza della trilogia cinematografica ha dei dettagli piacevoli da guardare. Eppure questa è davvero l’unica nota positiva che mi viene in mente. Perché ok pensare a questo come a un titolo minore, ma la verità è che si poteva andare verso lo stile di Whispered World o Silence, riprendendone anche il gameplay. Invece gli sviluppatori hanno deciso di cambiare, ma senza averne una minima capacità e ciò mi dispiace, perché conosco la reale bravura di questo team.

In linea generale spesso il gioco appare scuro e ogni cosa sembra quasi indistinguibile. Gli ambienti finiscono per dare alla noia e alla fine al giocatore non resta che portare a termine la disavventura solo ed esclusivamente per giustificare la spesa fatta per il suo acquisto.

Per fortuna che al livello musicale cambia un po’ questa ascesa verso l’oscurità. Le sonorità hanno la giusta tonalità vista nei film, ma con un’epicità differente. Minore forse, ma non più brutta. Anche il doppiaggio sorprende, soprattutto la voce di Gollum. I suoi discorsi piuttosto folli divertiranno anche il giocatore più disattento.

In ogni caso consiglio questo gioco solo agli appassionati più grandi, ai masochisti e ai ricconi che vogliono vedere il conto in banca diminuire. Tutti gli altri possono recuperare i giochi belli di Daedlic.

The Lord of The Rings: Gollum

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".