The Mooseman (PS4) – Recensione

The Mooseman
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Gli esseri umani, durante la loro evoluzione, hanno sviluppato un senso di credo verso qualcosa che non potevano giustificare. I temporali, il nascere e il calare del sole e spesso tutte le credenze e paure, in alcuni luoghi, prendevano vita sotto forma di animali. Alcune culture poi hanno tramandato parecchio grazie alla scrittura, alla scultura e ai materiali ritrovati. Altre culture invece non rammentano quasi niente dei propri avi. Complice un clima severo che non permise lo sviluppo paritario della grammatica e quindi della arti scritte. In linea generale tutto il nord è afflitto da questo deficit e spesso le leggende che abbiamo sulle divinità mitologiche si riducono a poco e niente. Non viene da meno la Russia, che conserva al proprio interno una quantità di popoli antichi e culture davvero sorprendenti. Queste però rammentano in modo davvero troppo vago anche solo delle divinità come Perun o Stribog, figurarsi quelle ancora più antiche. Un po’ per questo motivo nasce The Mooseman, un titolo indipendente di Morteshka sviluppato in Russia da due persone amanti di mitologia e desiderose di condividere una storia con tutti noi. Il gioco è disponibile su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch.

The Mooseman
Il chiaroscuro giocano la differenza qui.

Oltre i monti, sotto terra

Potrei non parlare nemmeno della storia di questo titoli in quanto la scoperta stessa della narrazione lineare fa parte di una crescente consapevolezza delle credenze ataviche. Qualcosa però va detto, altrimenti non avrebbe senso questo soliloquio. Interpreteremo la parte di un uomo, probabilmente uno sciamano, che partirà in un lungo viaggio lungo le sponde del fiume Sir-Yu (che oggi è chiamato semplicemente Yu). Si tratta di un fiume lungo 10km situato nella Repubblica di Komi e in questo noi cammineremo in cerca dei miti passati, ormai morti. Verremo a conoscenza della creazione del Mondo di Mezzo da parte del benevolo Dio Yen e di come l’equilibrio del sole venne spezzato anni fa con la caccia all’alce divina. Capiremo come venivano pensati i vecchi miti e in base a cosa erano considerati malvagi o meno. Una strada che ci porterà verso una conoscenza ben più grande di un semplice nome o artefatto.

Il lavoro svolto dai due sviluppatori in termini della ricerca ludo-narrativa ha dell’incredibile e si avvicina molto a Never Alone. Due tematiche diverse, certo, ma una grande ricerca e sopratutto un grande amore per la propria terra. Nel gioco non troveremo le interviste o filmati veri, ma piuttosto delle scritte, delle note bibliografiche che potrebbero suscitare dell’interesse anche nei giovani. In fondo, quando un media invade un altro in un modo cosi genuino che si crea quella che potremo chiamare la componente ludo-narrativa come giustificata in un titolo di questo genere. Ovviamente le nozioni che andremo a conoscere non servono solo a istruire, ma anche a creare quell’atmosfera onirica che ricopre l’intero viaggio dell’uomo.

The Mooseman
La bellezza visiva di questi posti lascia senza parole.

Un passato dimenticato

Ovviamente non è il gameplay a colpire subito il giocatore, ma il meraviglioso stile grafico. Per questo motivo tratteremo prima proprio la giocabilità del gioco; per toglierci i sassolini dalle scarpe. La vera particolarità di The Mooseman è probabilmente l’unione di diversi stili di gioco in 2D in cui dovremo riprovare un po’ di volte la soluzione degli enigmi grazie al solito trial and error. Per tutto il gioco dovremo gestire un personaggio che sostanzialmente farà pochissime mosse. Potremo camminare, accendere la possibilità di vedere gli spiriti e quella di accendere la difesa grazie al potere di un frammento del sole. Detto questo, la particolarità sta nella convivenza di diverse meccaniche che si risolveranno con l’aiuto degli spiriti, al nostro ingegno e alla nostra morte. Moriremo un po’ di volte per capire come risolvere qualche puzzle, questo è inevitabile, sopratutto perché non avremo nessun aiuto da parte del gioco. Dovremo capire da soli come fare un enigma e in che modo farlo. Tranne per alcuni, in cui dovremo prestare una particolare attenzione alle frasi degli animali mitologici. Purtroppo, però, la nostra avventura durerà relativamente poco e in una manciata d’ore sarà tutto un ricordo. Sta a voi decidere se si tratta di un pregio o difetto.

Al livello grafico invece ci troviamo davanti a una fiaba in cui il chiaroscuro diventa l’elemento cardine, capace di spaventare ed emozionare. Lo stile somiglia in certi punti ai titoli più famosi come Limbo, ma le parti disegnate sulle pareti, quelle rapiranno anche il più scettico dei giocatori. Sembra infatti di trovarsi direttamente all’interno di una caverna primitiva e di osservare le pitture rupestri nel loro pieno splendore. Delle volte, ammetto, di essermi fermato per parecchio tempo a osservare la bellezza di quei quadri che si muovevano lentamente, con grazia e logica. Non troverete sicuramente il realismo, ma questo avrebbe solamente rovinato quest’atmosfera cosi surreale e magica. Il tutto poi viene accompagnata da una colonna sonora che unisce sapientemente le sonorità della Russia più antica e profonda, con l’utilizzo dei tamburi e delle voci e in altre parti verte più verso la modernità con la controparte elettronica. Da menzionare inoltre la voce femminile che all’inizio di ogni capitolo leggerà una parte della storia del gioco in una lingua che da russo riconosco solo in parte. Si tratta infatti del russo arcaico che dimostra ancora una volta la passione e la conoscenza degli sviluppatori. Purtroppo la mancanza totale dei sottotitoli in italiano gioca una carte a sfavore del titolo.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".