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Il videogioco esplora moltissimi ambienti e senza niuna ombra di dubbio si tratta di un veicolante per i messaggi, ma non solo. Alla stregua di un film o di un libro, un videogioco può divertirci, facendoci ridere, ma senza darci un messaggio di fondo; nessun Message in the Bottle tanto per citare i The Pollice. Poi oggi nel mondo videoludico c’è la questione delle Remastered, che in poche parole, si inseriscono sul mercato con la versione del gioco leggermente migliorata grazie alla rimasterizzazione. Spesso si parla di rimasterizzazioni delle vecchie glorie o comunque dei titoli che hanno creato la storia del videogioco e che hanno plasmato l’industria, anche senza delle vendite incredibilmente alte (ICO e Shadow of the Colossus ne sono la prova). Altre volte, però, capitano dei titoli che probabilmente potevano anche non venire di nuovo a galla e rimanere ancorati alla generazione ormai morta. Uno su tutti è il caso di The Witch and the Hundred Knight Revival Edition, sviluppato da Nippon Ichi. I ragazzi, creatori di un meraviglioso Disgea, hanno pensato di ravvivare la propria produzione con un titolo action che non riesce a colpire quasi in nessun punto e che semplicemente cade nel baratro dei giochi troppo di nicchia, senza una vera punta di diamante capace di penetrare negli animi dei più.
La malvagità non ha fine
I fan della serie Disgea ricorderanno benissimo che il male non deve essere per forza dal lato opposto del tavolo, ma che noi stessi potremmo essere malvagi all’interno del gioco. Questo concetto in The Witch and the Hundred Knight Revival Edition viene esplorato più a fondo, ma senza riuscirci purtroppo di strapparci un sorriso, una riflessione o una qualsivoglia di emozione. All’inizio del gioco verremo risvegliati da una voce femminile, che ci spiegherà con tono più o meno derisorio il nostro compito, quello di un semplice strumento di morte. Il nostro personaggio è infatti una giovane creatura senza raziocinio, che obbedirà ciecamente alla sua padrona, Metallia. Quest’ultima è una strega che abita nella sua palude, ma che desidera conquistare e piegare il mondo. Da questo momento andremo in giro per i vari stage annientando ogni forma di vita e derubando tutte le case dei buoni e bravi cittadini.
Il problema di questa storia è la sua mancanza di una qualsivoglia di appiglio per interessare il giocatore. Le battute che Metallia pronuncia in modo continuo e fastidioso sono spesso piene di turpiloquio di svariato genere. Talvolta le battute sono coperte, ma spesso possiamo leggere delle cose da vero humor nero, che però non hanno una morale o un senso. Il primo Boss che dobbiamo battere è una strega che ci svela di essere la madre di Metallia e la giovane fanciulla la trasforma in un topo con dei tre topi maschi vicino e chiede di avere tanti fratellini. Questo è solo l’inizio della follia che non ha fine e che probabilmente poteva essere evitata. Questo è un vero difetto che non possiamo non prendere in considerazione, ma tutto ciò viene esaltato dalla quantità dei dialoghi. Incredibilmente lunghi, monotoni e noiosi si intercorrono nei livelli a intermittenza, interrompendo l’azione ogni tre per due. Questo darà sicuramente fastidio anche ai più stoici giocatori del genere, soprattutto perché che senza questo interrompere continuo dell’azione sarebbe un gioco più che decente (non contando il turpiloquio). Anche il nostro personaggio, appare sempre distante ed è impossibile immedesimarsi con lui o provare una qualsivoglia di emozione per la sua sorte.
Attacca, para, mangia
The Witch and the Hunderd Knight: Revival Edition è come abbiamo detto poco fa, un titolo che con la trama fallisce in blocco per diversi motivi, ma che per certi versi si riscatta proprio con il proprio gameplay. Iniziando il gioco incapperemo in un tutorial noiosetto per svariate ragioni, ma che soprattutto ci spiegherà poco o niente, intrattenendoci per diversi minuti però con tantissimi dialoghi. Non vengono spiegate infatti una quantità cosi grande di mosse e di cose da spaesare il giocatore, che viene letteralmente gettato in un campo pieno di nemici. Qui inizialmente con l’ignoranza addosso si andrà avanti con le poche mosse che si ha a disposizione, senza capire realmente qualcosa della combinazione di armi e di colpi o della conoscenza dei punti deboli. Solo dopo diverse sessioni e diversi livelli si potrà comprendere che in realtà il gioco nasconde qualcosa in più rispetto al solito hack n’ slash e che non si tratta di una copia di Diablo in chiave nipponica. La complessità di alcune meccaniche è davvero elevata e ci si troverà spesso a vedere le proprie Gigacalorie e lo stomaco calcolando chirurgicamente lo spazio a disposizione. Quest’ultimo sarà infatti come una sorta di valigia che potrà contenere i nostri oggetti. Mentre le Gigacalorie ci permetteranno di andare avanti nella missione e saranno scandite a mo’ di orologio. Calcolare queste, lo spazio rimanente nello stomaco e la necessità di portare un arma si rivelerà quindi fatale per il raggiungimento della missione. Interessante è invece il sistema di grinding, che si diramerà in due strade diverse. In una troveremo il nostro livello effettivo, che ritroveremo sempre, mentre il secondo livello riguarda il livello raggiunto nel livello che stiamo percorrendo. Una via che ci ricorda i MOBA in poche parole e che abbiamo apprezzato, anche se ha effettivamente poco senso in questo genere di giochi. Per migliorare alcuni perk ci basterà far sbocciare alcuni fiori, che serviranno tra l’altro anche per il proseguimento della storia e successivamente andare nel menu.
Lo stile grafico propostoci da Nippon Ichi è molto allegro e colorato, con la CGI che spunta in primo piano con dei poligoni ben realizzati. I colori sgargianti e accesi la faranno da padrona negli stage, che non saranno davvero grandi e talvolta anche piuttosto banali dal punto di vista strutturale. La quantità dei colori talvolta può però rendere difficoltoso il proseguimento del gioco, in quanto non sarà difficile confondersi e non riconoscere il proprio personaggio con il resto della fauna. Dal lato musicale invece ci troviamo davanti a un titolo piuttosto classico, con gli arpeggi e le voci che si elevano in un vorticoso turbinio di suoni che ci fanno letteralmente immergere in questo mondo a cui non ci sentiamo appartenere e che ci lega proprio grazie alla musica, che funziona da collante.
Commento:
The Witch and the Hundred Knight Revival Edition è un gioco che sicuramente poteva non essere messo nella sua versione rimasterizzata e di cui molte cose potevano essere cambiate. La storia del gioco non riesce a intrattenere per svariati motivi come l’eccessiva lunghezza dei testi e l’interrompersi degli eventi o per un eccessivo humor nero che non fa ridere se non un infante. Il tutto è però adornato da un sistema di combattimento piuttosto complesso e interessante, ma del quale non ci viene spiegato quasi niente. Si tratta infondo di un titolo adatto solo agli amanti di Nippon Ichi o agli otaku più sfegatati.