Questo sito contiene diversi annunci Amazon. A ogni vostro acquisto riceviamo una piccola commissione.
Il Dio del tuono ora è diventato l’araldo di Galactus e questo è stato il primo colpi di genio fulminante di quel geniaccio qual è Donny Cates. Lo sceneggiatore gioca, si diverte e fa il cavolo che gli pare, ma lo fa da un po’ in fin dei conti. Questo è il motivo per cui alcuni non lo amano, ma la sua tamarraggine personalmente l’ho sempre trovata giusta, equilibrata e coraggiosa. Ora però la storia non solo prende tutta la sua cosmologia, ma cerca di creare una storia dietro alla sua idea. Nel farlo ci mostra anche la morte dell’universo DC, come se tutto alla fine dei conti facesse parte di una sola grandissima cosmologia.
Il terzo volume si apre con la chiusura del secondo. Bill si trova davanti a Thor e gli dice di farlo passare, altrimenti l’unica soluzione è passarci sopra. L’araldo però ha le sue motivazioni per andare contro il proprio amico dicendogli che è obbligato a passargli sopra. Parte una guerra tra i due possessori di martelli ed è pesante, violenta, veloce e piena di scambi di battute. Nessuno ha abbastanza temperamento per parlare in modo pacato e la guerra con la morte sembra essere l’unica soluzione. Thor in effetti è diverso dal solito, ma il pericolo che sta per arrivare è elevato.
Ho deciso di parlare in modo veloce della storia per non rischiare di dire qualcosa di troppo spoileroso. In realtà tutto il volume è un grande combattimento con una sequenza di combattimento che mi ha ricordato per certi versi i migliori shonen. Si tratta proprio di una nota qualitativa che si aggiunge a Thor, che si riconferma una delle migliori testate Marvel da tanti anni. Cates si diverte nel tessere questa tela di eventi, di incomprensioni e di grandezze. I personaggi non si spiegano, non si parlano in modo calmo, ma in fondo non sono quelli che nell’universo Marvel sono famosi per la mente strategica. Proprio questo non capire le motivazioni di Thor che portano Bill ad affrontarlo, ma noi lettori lo conosciamo già, però è il colpo finale che non crea solo un hype, non riconferma solo Cates come un ottimo sceneggiatore, ma fa anche pensare.
Dal lato grafico invece troviamo come sempre l’ottimo Nic Klein che dipinge in modo veloce, deciso, dinamico ed espressivo. Le inquadrature giocano un ruolo importante e come ho detto prima, in certi punti ricordano vagamente alcuni shonen nipponici. I personaggi possiedono una fisicità non indifferente e questa si palesa in modo diretto al lettore, sorprendendo per quelle mosse cosi veloci e possenti. A volte è facile provare pietà per uno dei due personaggi, ma intanto dietro aleggia un immenso e arrabbiato Galactus, che non vuole farsi prendere in giro da nessuno. Questo è un volume in cui i disegni accompagnano i testi in modo deciso e veloce, come il pugno di Hulk in pieno volto.