Toren – Recensione

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Il Brasile non è un paese che sviluppa molti giochi, ma alcuni di questi sono da ricordare per la loro narrazione, che spesso racchiude una parte personale e intima, come quel Papo & Yo che ci ha raccontato delle vicende piuttosto brutali di un padre violento. Quella dei Swordtales è invece un’avventura molto onirica e biblica, che qualcuno ha giustamente scambiato per ICO. Con quest’ultimo ha infatti da condividere la gamma cromatica, gli ambienti e anche l’atmosfera, ma le somiglianze scompaiono non appena si inizia il gioco. Purtroppo non tutto quel che luccica è oro e questa frase vale fin troppo per Toren, il primo videogioco dei giovani sviluppatori.

Toren

Mai sfidare le divinità

Se un uomo si ribella alle divinità non succede niente, ma se l’intero genere umano decide di mettere da parte le divergenze e di cooperare per realizzare qualcosa che va oltre il divino, sono guai. Come nella bibbia, anche in Toren gli umani cercarono di costruire una torre immensa, che doveva superare il sole e raggiungere le stelle. Il sole ha però voluto punire l’insolenza degli uomini, donando l’eterna luce ed eliminando la luna. Ed è proprio qui che entra in gioco la nostra protagonista, Toren. Una fanciulla in grado di sconfiggere il drago, che in cima alla torre scruta un mondo ormai morto attorno lui. Il nostro percorso si dimostrerà fin da subito pieno di pericoli e di imprevisti. Una tortuosa strada verso il riscatto.

Il gioco presenta fin da subito delle tematiche profonde e talvolta difficili da comprendere. Ogni dialogo verrà visto infatti sotto forma di monologo di un entità antica e a noi sconosciuta e verrà presentato fin dal principio il ciclo vitale. La nascita, la crescita, la maturità e infine, la morte. Il cerchio della vita che tocca a tutti noi è uno dei fulcri del racconto. Quest’ultimo oltre ad essere molto profondo e ben strutturato, come abbiamo detto prima, non è facile da comprendere e spesso dovremo soffermarci in diversi punti prima di capire realmente il significato di una frase o parola. Trattasi di una meccanica narrativa che non piacerà a molti, nonostante il tema affrontato sia ancora acerbo e inesplorato.

Toren

Scaliamo la torre

I dati positivi del gioco terminano però proprio con la narrazione ed è fin dai primi momenti che inizia il calvario. Toren presenta un astruso sistema di controllo, che non ci permetterà di spostarci in modo fluido, ma che al contrario, vorrà far ostacolare i nostri movimenti, limitando la libertà del giocatore. Questa mancanza di fluidità andrà a ripercuotersi anche sugli enigmi, che talvolta saranno complessi non per la loro difficoltà, ma per l’appunto per via del gameplay. Non si tratta di una cosa da poco visto che tutto il gioco si basa sulla risoluzione degli enigmi e questi spesso e volentieri avranno un tempo limite in quanto ci sarà il rischio di sbagliare un passo e di morire miseramente. Anche la longevità è davvero breve e il gioco non vi durerà più di due ore se siete ferrati in materia.

Toren

ICO o non ICO?

Toren come abbiamo già detto non è una copia di ICO e non vuole esserlo. A farcelo sembrare è probabilmente una nota nostalgica data dalla gamma cromatica e alla desolazione che il titolo ci trasmette. Questa capacità non da molti e la apprezziamo parecchio, ma purtroppo il comparto grafico non è riuscito a soddisfarci comunque. Fin dal primo istante abbiamo trovato un frame rate molto ballerino e instabile con un tearing che talvolta finsce davvero per scocciare. Se non ci fossero questi difetti allora potremmo considerare il titolo di fattura buona, ma tra il frame rate e il tearing è davvero difficile completare l’avventura senza usare delle parole di dubbio gusto. Possiamo però dire che gli effetti di luce rievocano davvero un luogo e un periodo tetro e desolato.Nulla possiamo dure sulla colonna sonora, che assieme alla narrazione risulta essere la parte più bella del gioco e che riesce a creare un ambiente molto simbolico e onirico, perfetto per questa tipologia del gioco.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".