Tracker – Recensione – Una buona serie senza troppe pretese

Locandina della serie tv Tracker con Justin Hartley
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Amazon ultimamente sta tirando fuori parecchi titoli action dal tono poliziesco che riscuotono un grande successo (giustamente). Tra Reacher, Bosch, Mr. And Mrs. Smith (e potete vederle tutte su Prime Video) e la compagnia cantante è facile appassionarsi ai personaggi un po’ sopra le righe, un po’ realistici di tutte queste serie. Con l’uscita della serie tv Tracker, anche Disney Plus ha la sua serie dal tono poliziesco, ma senza la linearità episodica. Si torna invece a una narrazione procedurale (Procedural Drama) che in verità ci siamo abituati a vedere grazie alla televisione e in verità si tratta di un genere che deve la sua fama proprio grazie a questa sua peculiare caratteristica. Creata da Ben H. Winters, la serie Tracker vanta nel suo ruolo da protagonista il belloccio della situazione, Justin Hartley (Smallville, This is Us) in verità mi ha convinto fin dal primo episodio.

Justin Hartley  nei panni di Colter Shaw nella serie tv Tracker
Justin Hartley è Colter Shaw

Abbandonati i panni da supereroe, Justin Hartley diventa in questa serie un cacciatore di persone scomparse. Lui preferisce definirsi come “ritrovatore”, ma ovviamente sempre e solo sotto una ricompensa monetaria. Viaggia attraverso gli Stati Uniti a bordo di un gigantesco GMC Sierra 2500 (un bestione lungo sei metri e nemmeno il più potente della serie) e un classico caravan americano, l’Aistream. Durante i suoi vagabondaggi viene contattato da due “colleghe” che finiscono per procurarsi i lavoretti da fare e per ogni esigenza tecnologica si rivolge a un suo amico. Insomma, un tipo pronto per il proprio lavoro, ma c’è dell’altro ovviamente.

La verità è che il suo lavoro gli serve anche come una sorta di terapia per un dolore che non ha mai superato e che in questa prima stagione tornerà a tormentarlo. Un dramma famigliare che lo porterà a rivivere alcuni momenti e a prepararsi per un confronto che cercava di evitare.

Dico subito che alcune cose hanno ovviamente fatto storcere un po’ il naso. Apprezzo sempre la diversità all’interno del mondo dell’intrattenimento, ma quando questo è fatto in modo del tutto naturale, come accade nella vita reale. In questo caso, probabilmente la produzione ha scelto semplicemente alcune persone solo per segnare il proprio “done” sulla to do list. Un vero peccato perché alcuni personaggi sembrano anche interessanti, ma privati di un qualsiasi approfondimento.

Justin Hartley  nei panni di Colter Shaw in Tracker, disponibile su Disney Plus
Justin Hartley

Questo però non cambia il fatto che si tratti di una serie funzionale sotto ogni punto di vista. Il minutaggio di quaranta minuti deve ovviamente adeguarsi alle tempistiche televisive e ai quasi venti minuti di spot presenti in un’ora di trasmissione negli USA. Questo però rende la serie veramente scorrevole. Anche il ritmo in cui gli eventi si svolgono dà il giusto tempo a tutta la vicenda, regalando comunque un bel po’ di puro intrattenimento.

La sua struttura procedurale è perfetta per chi non ha voglia di seguire un caso lungo, pensarci e dover ricordare. Ogni puntata è un micro caso, seguito da una sottile linea narrativa messa qua e là. Questa struttura ha permesso alle serie televisive di avere una fortuna incredibile e ammettiamolo, è possibile vedere la puntata 10 di Smallville senza aver visto la 7,8 e 9, capendoci comunque tutto.

Justin Hartley è un attore che nel corso degli anni si fece notare per This is Us, ma ultimamente lo abbiamo visto nel film natalizio Il Diario Segreto di Noel. Un attore che tutto sommato dà le giuste vibes, nonostante il suo volto sia piuttosto monotematico. In questo caso riesce a impersonare perfettamente il personaggio di Colter Shaw.

C’è una parte di questa serie che ho adorato alla follia, a parte il viaggio in auto di cui sono un patito sostenitore (un giorno vorrei provare l’ebrezza di vivere in un caravan almeno per un annetto). Si tratta dei paesaggi che Colter attraversa. Luoghi montani, freddi, con la natura che prende il sopravvento e quella sensazione di libertà non percettibile altrove. La natura cattura l’attenzione e in alcuni casi diventa la vera protagonista della serie tv, ma è solo un grande punto a favore. Si respira l’aria di Alan Wake per intenderci.

Come ogni serie di questo genere, non mancano le serie d’azione. Queste risulta essere abbastanza buone, ma delle volte velocizzate in modo troppo eccessivo per risultare credibili. Eppure questo “problema” è veramente momentaneo e in realtà l’azione scorre abbastanza fluida, nonostante alcuni momenti un po’ sopra le righe.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".