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Ormai ho più di trent’anni e gioco ai videogiochi dalla maggior parte di questi. Ho vissuto tantissime storie e spesso mi sono emozionato fino a versare qualche lacrima. A volte era più di una, ma questa è un’altra storia. Ho salvato tantissime principesse, ho salvato il mondo, l’ho distrutto, mi sono ucciso, ho deluso le persone che credevano in me e così via. In tutto questo, l’ho fatto quasi sempre combattendo.
Chi conosce il mondo dei videogiochi, sa che questi viaggi all’interno dei mondi digitali sono spesso d’azione e che la narrazione funge un po’ da cornice. Immaginate Galaga con dei filmati che raccontano la lotta contro gli alieni tra uno stage e l’altro. I filmati ci raccontano qualcosa e delle volte si tratta di narrazioni talmente potenti da farmi dimenticare il cinema, ma c’è un problema. Nel mondo del videogiochi mancano molti titoli in cui sono i sentimenti a essere i veri protagonisti.
Mancano insomma quelle storie che non necessitano di scene d’azione o d’investigazione, ma della pura semplicità.
Attualmente sto giocando a Life is Strange True Colors ed è da poco che ho terminato il vecchio Oxenfree e sapete cosa ho capito? Preferisco le storie in cui non si spara e si vive semplicemente la vita di qualcuno. Sembra però che questo tipi di giochi venga ancora ancorato a una sorta di limbo del “non-gioco”. Delle volte mi dicono che anche un punta e clicca non è un vero gioco perché manca il gameplay (la reazione del personaggio in base al nostro input e quindi la nostra interazione con il personaggio e il mondo circostante). Tutto ciò dimostra però ancora una volta una certa fermezza da parte dei videogiocatori verso il nuovo.
Vivere una storia camminando tra i monti è poca roba rispetto all’ascoltarla sparando ai nemici che saltano da ogni pertugio e ti buttano in faccia una marea di proiettili. Il problema risulta molto evidente quando parliamo di storie d’amore. Perché diciamocelo, le storie d’amore nei videogiochi si contano sulle dita di una mano.
Da una parte abbiamo il videogioco meraviglioso per mobile come Florence e dall’altra parte abbiamo To the Moon (senza scomodare altri titoli altrettanto piccoli). In Florence la storia d’amore è il fulcro della vicenda e durante il gioco si vive la vita di una persona attraverso quelle fasi che tutti abbiamo passato. Questo accade anche all’interno della letteratura e del cinema, dove vediamo delle storie d’amore che non hanno altro che quello. Non ci sono alieni o tesori nascosti a fare da succo, ma c’è solo la vita delle due persone.
Se provate a cercare su google “Le migliori storie d’amore nei videogiochi”, troverete Uncharted, Mass Effect e così via. Titoli che hanno il rapporto solo come una cornice esterna, ma che si focalizzano sull’altro. Un po’ come dire che Star Wars è una storia di famiglia e d’amore perché in parte si parla della famiglia Skywalker. Questa grossa mancanza pian piano viene colmata da titoli come Lake (vi consiglio la bella recensione di Francesco Serino sulle pagine di Multiplayer.it), ma anche dal nuovo Life is Strange True Colors, che racconta una vicenda sicuramente non realistica dal punto di vista dei poteri (spiegabili comunque dal punto di vista medico se vogliamo essere fiscali), ma ottima per tutto ciò che butta nel mezzo (ma ne parlerò più approfonditamente più avanti).
Life is Strange 1 era un’ottima storia, ma il focus vero erano proprio i poteri, lasciando la parte del teen drama come una semplice cornice. Before the Storm da questo punto di vista è stato un buon passo in avanti a mio avviso.
Servono titoli semplici che raccontano delle storie ed emozionano ed è per questo che vi consiglio di giocarli e godere della loro presenza. Gone Home, Dear Esther, che riescono a parlare la giocatore e a suscitare delle emozioni ataviche e forti.