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Annualmente ci capitano degli eventi più o meno importanti e più o meno interessanti dell’universo fumettistico. Pensiamo agli eventi come Secret Empire oppure ai più recenti come Spider-Geddon oppure Infinity Wars. Eventi di una certa importanza capaci di portare una vera e propria scia di conseguenze che stiamo continuando a vedere nell’universo Marvel. Eppure non era cosi incisivo come un Civil War, che per molti continua a essere il migliore evento in assoluto. Ora Jason Aaron cerca di portare tutta la propria abilità e la sua storia di Thor in un evento che promette fuoco e ferro e che potrebbe in effetti riuscire a darci tutta la carne messa sulle fiamme, War of the Realms. Si tratta in fondo del finale della sua guida su Thor durata sei anni e che ha visto la nascita di un saghe meravigliose e interconnesse. Ovviamente non è tutto oro quel che luccica, ma ne parlerò più avanti.
La storia di War of the Realms è potente, questo lo dico da subito senza perdere tempo. Tutti gli anni di Aaron sono serviti per arrivare fino a questo momento e questa risulta essere una piacevolezza per i lettori, che ritroveranno tutto in questa miniserie evento. Malekith ha ormai raccolto abbastanza potere per mettere sottosopra tutti i nove regni, decimandone le popolazioni. Asgard è inerme dinanzi a una tale forza distruttrice e l’ultimo baluardo resta il nostro regno, Midgard. Ed è qui che si scatena la battaglia senza troppi convenevoli o troppe frasi inutili (o quasi).
La storia si struttura in modo piuttosto classico però, con un inizio dedicato all’attacco e alla coalizione delle prime forze dei buoni, ma senza i spiegoni troppo lunghi dei motivi che hanno portato all’attacco. In fondo erano tutte cose che dovevamo sapere da tutti i numeri precedenti. Jason Aaron si dimostra ancora una volta qualcosa simile a una vera e propria rockstar del Dio del tuono. La storia oltre a essere ben articolata presenta delle grosse scene di lotta, che imperversano dall’inizio alla fine portando tanta epicità. Purtroppo il difetto di Aaron con questo primo capitolo è la presentazione dei personaggi. Talvolta, quando sono tanti nelle vignette, risulta difficile capire il motivo delle battute o anche solo dei dialoghi. Questi si mischiano rovinando un po’ il pathos.
Per far fronte a una sceneggiatura che promette di essere imponente, dietro le matite troviamo un ottimo Russell Dauterman, che ha lavorato già parecchie volte con Aaron su Thor. Le sue matite riescono in effetti a dare vita alla storia con il suo classico preciso, sottile e malleabile. I personaggi si muovo con grazia sulle pagine e un grande interesse è ricaduto sulla dinamicità delle scene d’azione. La mimica facciale è incredibile e aiuta a dare delle giuste emozioni alle scene che vediamo sullo schermo.