Warhammer: Chaosbane – Slayer Edition – Recensione

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Warhammer: Chaosbane – Slayer Edition è arrivato sulle console; se rimpiangevate non poter giocare questo Hack’n’slash dal divano, è arrivato il vostro momento, soprattutto se avevate voglia di giocare ad un gioco che sembra Diablo ma non è Diablo. Vediamo cosa ci siamo effettivamente persi finora noi che non giochiamo su PC.

Warhammer: Chaosbane ha luogo centinaia di anni prima della più fortunata serie Vermintide, anche se i protagonisti si somigliano. La trama ruota intorno ad un attentato ai danni del re, al suo rapimento, del quale saremo ingiustamente accusati, almeno all’inizio, e ovviamente alla missione che intraprenderemo per salvarlo. A parte qualche situazionale modifica nei dialoghi, la storia sarà identica a prescindere dal personaggio, e nemmeno tanto ispirata.

Avremo sei personaggi a disposizione, due in più rispetto alla prima edizione su PC, e questa sarà l’unica scelta che potrà influire realmente sul gameplay, ma nemmeno più di tanto. Per sommi capi, tutti attaccano e si muovono nello stesso modo, la differenza, quindi, se c’è differenza, sta nella gittata degli attacchi, nel ritmo degli stessi, e dai diversi bilanciamenti che le abilità danno alla proporzione tra danno al secondo, controllo delle folle o mobilità del personaggio. Non avremo nemmeno la possibilità di modificare l’estetica del nostro personaggio, tra l’altro, cosa che credo tutti avrebbero gradito, tranne gli sviluppatori a quanto pare.

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La parola d’ordine, purtroppo, risulta essere “ridondanza”. Se in un gioco, anche in termini di gameplay, cerchi di rifarti in tutto e per tutto a un altro gioco, Diablo in questo caso, il risultato, per quanto buono, difficilmente risulterà migliore dell’originale. La sensazione di Deja-vu vi accompagnerà per tutte le 15 ore necessarie a finire la storia. Di ridondanza si può parlare anche nel descrivere le mappe, che nonostante le ambientazioni e la cura per gli sfondi, risultano sempre uguali. Ridondanza nelle armi, che cambiano solo nei numeri, ma non nella sostanza. Tutto in Warhammer: Chaosbane è uguale a qualcos’altro od addirittura a sé stesso.

La raccolta dell’equipaggiamento è ovviamente un punto focale dell’esperienza di Warhammer: Chaosbane – Slayer Edition, ma l’entusiasmo della raccolta del loot viene smorzato quando ci renderemo conto (presto) che non stiamo raccogliendo altro che numeretti leggermente migliori o peggiori dei numeretti che abbiamo addosso. Il massimo della strategia sarà raccogliere ed equipaggiare tutti i pezzi di un set per avere un bonus, ma non c’è nulla che possa realmente variare il gameplay, almeno non apparentemente. Alcuni oggetti ed equipaggiamenti più sfiziosi sono presenti nel gioco, ma sono riservati a chi lo ha già completato almeno una volta, e questo è quanto hanno da dire gli sviluppatori riguardo la rigiocabilità.

Il punto di forza di Warhammer: Chaosbane è la gestione del multiplayer locale, in cui potrete collaborare con altri tre amici attraverso i paesaggi e i dungeon. Ogni giocatore potrà entrare nei menù indipendentemente dagli altri, senza interromperli, per aggiornare l’equipaggiamento o gestire le abilità e i passaggi di livello, e anche se il personaggio in corso di modifiche non parteciperà attivamente al combattimento, andrà in modalità autofollow per non rallentare i compagni di viaggio e consentir loro di tenere la posizione difendendo il compagno dalle continue orde di nemici.

Non altrettanto riuscito è il comparto multiplayer online. A patto di riuscire a trovare una partita, Spesso ci ritroveremo in sessioni con giocatori molto più forti o molto più deboli, dove a causa di nemici non adatti a noi saremo semplici comparse o devastanti dèi della distruzione assetati di sangue. E questo spiega come mai i server non sono così affollati.

I nemici stessi sono dimenticabili, boss e miniboss compresi. Tutto sembra troppo scientifico, si può quasi vedere il codice, l’algoritmo che aumenta gradualmente l’efficacia degli attacchi nemici in base al nostro livello. Paradossalmente la cosa che più mi ricordo dei nemici è l’abilità di alcuni di loro di buggarsi e comparire su soppalchi, elementi di scena, o semplicemente nel vuoto, rimanendo sospesi diversi metri sopra i protagonisti, diventando impossibili da colpire, ma anche impossibilitati a colpire me, costringendomi a guardare e passare come Dante e Virgilio. Ringrazio solo che questo bug non sia mai capitato ad un nemico che ero effettivamente tenuto ad uccidere, come un boss.

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.