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Warhammer: End Times – Vermintide (o più semplicemente Vermintide) è l’ultimo videogioco sviluppato e distribuito dallo studio indipendente svedese Fatshark, che vanta, oltre a un organico di circa una cinquantina di persone, un percorso di collaborazioni significative che vanno a toccare persino il cosiddetto ambito tripla A. Il titolo è fortemente ancorato all’universo di Warhammer Fantasy e, di conseguenza, reso possibile grazie a una licenza concessa proprio dalla popolare società inglese. Vermintide, che con un piccolo esercizio di stile potremmo tradurre come “Marea Immonda”, rappresenta in qualche misura il compimento della profezia che figura nel codex degli Skaven (ovvero coloro che ci daranno del filo da torcere per tutto il gioco), secondo cui un giorno questa prole sterminata di roditori metterà da parte le discordie intestine per invadere la superficie. L’ondata squittente per ora, in realtà, si è limitata a sommergere la città di Ubersreik e dintorni: sarà proprio in questa zona che avranno luogo le 13 missioni da affrontare. Il numero di esse è tutt’altro che casuale, e gli appassionati sapranno bene come tale cifra abbia un significato particolare per gli Skaven. Chiudendo questa parentesi riguardo il folklore di Warhammer, e anticipandovi come tale titolo ci abbia decisamente stupito e divertito, andiamo a incominciare!
MUSOFOBIA PORTAMI VIA
Ci si rende conto sin dai primi minuti di come Vermintide abbia un debito abbastanza considerevole verso il noto Left 4 Dead, ma anche di come esso riesca a spiccare prendendo spunto senza copiare spudoratamente. Ciascun livello è infatti caratterizzato da ondate irregolari di nemici comuni, inframmezzate dall’intervento di unità di tipo speciale che, se non affrontate con il dovuto gioco di squadra, potrebbero provocare il game over collettivo. A dimostrazione dell’ottimo lavoro creativo compiuto da Fatshark, tali unità corrispondono puntualmente con le figure di élite presenti in alcuni clan degli Skaven: i Ratti dei Vicoli per il Clan Eshin; i Rattogri e i Capimuta per il Clan Moulder; i Globadieri del Vento Venefico e i Ratling per il Clan Skryre. È quasi un peccato che non sia presente alcuna figura di spicco a rappresentare il Clan Pestilens, ma probabilmente tale potrebbe essere scaturita dal bisogno di ottenere una formula che creasse una sfida che non rischiasse di sfociare troppo facilmente nella frustrazione. È doveroso segnalare come in Vermintide, inoltre, siano stati inseriti dettagli di vario tipo estremamente fedeli all’universo legato sia agli Skaven che all’universo di Warhammer Fantasy in generale.
Il titolo offre, in soldoni, due tipi di missioni: potrebbe esserci un percorso ben preciso da portare a termine, oppure un certo numero di risorse (sacchi/barili) da recuperare e accumulare al punto indicato (un mezzo di trasporto su cui infine salire e fuggire, generalmente). Questi due compiti, tuttavia, tendono talvolta a mischiarsi, risultando in una struttura delle mappe efficace sia esteticamente che in termini di disposizione di obiettivi da perseguire. Ma chi sono i guerrieri senza macchia e senza paura che dovranno affrontare queste orde fameliche di roditori cresciuti al plasmon? Vermintide annovera cinque personaggi unici in tutto e per tutto da scegliere, per un totale di quattro posti disponibili per ogni missione. Tre di questi rappresentano la razza umana come parte della compagine imperiale (maga, cacciatore di streghe e soldato), mentre i due rimanenti sono rappresentati da un’elfa agile e un nano tozzo e robusto. Tutti loro, tuttavia, sono muniti sia di un’arma da mischia che di una a distanza, probabilmente in modo da ottenere una dinamica basata sul gioco di squadra senza il rischio di sacrificare la versatilità individuale di ciascun giocatore. In caso di perdita di uno o più membri, esattamente come accade nello sparatutto sopracitato, il gioco ci darà la possibilità di recuperare i nostri preziosi alleati in luoghi ben precisi (ammesso di arrivarci in salute, naturalmente). Le armi a distanza (con la sola eccezione della maga) hanno un numero di munizioni limitato, di cui potremo fare incetta grazie a dei punti di rifornimento disposti lungo i livelli. La “fattucchiera delle fiamme”, tuttavia, dovrà stare ben attenta a non superare la propria soglia di sicurezza: impiegando magie del fuoco in maniera indiscriminata, infatti, la porterà a un logoramento progressivo via via più letale (fino a sfociare nell’autocombustione). Come già ribadito, tutto ciò è perfettamente coerente con la “cultural” di Warhammer Fantasy, e merita un elogio.
ALLA LOCANDA DEL SORCIO IMPESTATO
La scelta del nostro personaggio e dell’equipaggiamento che porteremo in battaglia avverrà all’interno di una taverna (The Inn), che in Vermintide funge da vero e proprio menu interattivo in cui accedere all’Inventario (richiamabile anche con “I”), alla Forgia (accessibile pure premendo “F”) e alla scelta della prossima missione (nonché la difficoltà per ciascuna) attraverso l’interazione con una grossa cartina posata su un tavolo. Un oste premuroso (ma forse un poco burbero) ci accoglierà sempre, e, pura delizia per gli amanti dei dettagli (nonché comprova del grande impegno investito nello sviluppo), sarà presente anche una stanza per ciascun eroe selezionabile, con tanto di tocchi estetici e decorazioni estremamente coerenti con il rispettivo occupante.
Nell’inventario ciò che importa davvero saranno le armi di offesa di mischia e a distanza che decideremo di equipaggiare per affrontare la missione successiva. Ciascuna di esse ci darà accesso ad attacchi primari e secondari unici a seconda di ciò che impugneremo, donando un livello di varietà e desiderio di sperimentazione da non sottovalutare. Naturalmente potremo fare tutto ciò fra le mura sicure della locanda, in modo da cercare di capire sin da subito quali strumenti di guerra portarci appresso. Vermintide nei scontri ravvicinati riesce a raggiungere un livello di verosimiglianza per nulla disdicevole, mantenendo l’impressione la portata delle armi da mischia: giocando le nostre prime partite con il nano abbiamo provato una soddisfazione non indifferente nel vedere la nostra pesante ascia penetrare e venire estratta subito dopo dalla pelliccia del ratto sventurato di turno.
Le nostre due armi principali occupano i primi due riquadri di selezione (che potremo scorrere con la rotella del mouse), mentre i rimanenti tre sono rispettivamente dedicati a: oggetti curativi (impacchi o pozioni), pozioni speciali (che potranno aumentare la nostra forza o velocità) e bombe incendiarie o esplosive per strappare un sorriso (letteralmente) a un distaccamento troppo numeroso. Gli impacchi curativi, come molti avranno già intuito, possono essere impiegati sia su se stessi che sui propri compagni di squadra. Ciascun blocco di inventario può essere occupato da un solo oggetto per volta, e quindi dovremo capire cosa ci conviene portare seco, coordinandoci coi nostri compagni di avventure. È inoltre possibile indicare ai propri alleati oggetti e nemici “speciali” premendo “T”, in modo da unire alla comunicazione orale, nel caso, un riscontro visivo nel gioco stesso.
Poco fa abbiamo citato la Forgia presente nella locanda. Essa ci consentirà di compiere tre operazioni: fondere armi appartenenti alla stessa rarità per ottenerne una nuova in maniera casuale; sbloccare abilità passive di alcune armi pagando il prezzo di pietre indicato; fondere armamentario non desiderato per ottenere pietre in cambio. La forgia quindi, di fatto, può risultare molto utile nel caso desiderassimo liberarci di alcuni doppioni.
IL TOPO D’AZZARDO
Nel caso si riesca a portare la missione a compimento ci aspetta una potenziale ricompensa a ripagare i nostri sforzi. Accederemo infatti a una schermata con un contenitore di metallo in cui dovremo lanciare un certo numero di dadi di vario tipo (elencati a sinistra) una volta sola, tutti assieme. A destra invece, ben visibile, avremo una griglia di sette armi disposte in verticale che potremmo far nostre e che cambieranno ogni volta: più l’arma si trova in cima e più sarà valida e interessante. Come arrivarci? Ogni dado, a seconda della tipologia, avrà una probabilità diversa di finire sulla faccia giusta, incrementando la somma totale del lancio.
Alcuni dadi sono disposti in maniera casuale nei livelli, e se raccolti andranno ad aggiungersi al numero disponibile di tutti i giocatori presenti. Oltre ai dadi, in alcune missioni sono presenti tre tomi in luoghi fissi e tutti da scoprire. Essi, tuttavia, andranno a sostituirsi al riquadro dedicato agli oggetti curativi (e ciascun giocatore non potrà trasportarne più di uno), e verranno annoverati come dadi speciali con maggior probabilità di tiro di successo. Infine, potrebbero essere presenti anche i Grimori Skaven, che occuperanno invece lo spazio dedicato alle pozioni secondarie. Decidere di portarlo con sé rappresenterà un rischio per l’intera squadra, in quanto finché lo terremo nel nostro inventario il tetto della vitalità di ciascun giocatore sarà ridotto di un buon 25%. A seconda della difficoltà il bottino potenziale crescerà qualitativamente, spronando i giocatori a ritentare le missioni in chiave via via più impegnativa. Accumuleremo anche punti esperienza che ci faranno crescere di livello, allo scoccare del quale verremo premiati con un’arma ulteriore. Le armi ottenute non saranno sempre usufruibili dal nostro personaggio preferito, e questo elemento potrebbe spronare decisamente la sperimentazione e il desiderio di approfondire ciascun eroe.
CONCLUSIONI
Vermintide parte da una formula molto nota e comprovata, basandosi su un universo sotto licenza altrettanto popolare ma presente da molti più anni sul mercato. Ma, nonostante tutto, gli addetti ai lavori di Fatshark sono riusciti ad essere all’altezza della situazione, ottenendo un titolo “a orde” estremamente divertente, gradevole e con un riscontro sonoro e “fisico” appagante per quanto concerne il cuore del gioco: gli scontri in mischia. Il gioco vi spronerà ad esplorare le mappe e a rischiare in cambio di una maggior possibilità di ottenere nuove armi interessanti in caso di successo.
Gli appassionati dell’universo di Warhammer apprezzeranno sicuramente i numerosi dettagli ad esso legati inseriti in ogni dove. Se giocato in buona compagnia Vermintide si mostra in tutto il suo potenziale. I cinque eroi disponibili sono stati caratterizzati in maniera convincente, risultando unici ma senza il rischio che alcuni possano risultare meno utili di altri in caso di perdita temporanea di uno o più compagni di squadra. Gli Skaven di élite costringeranno noi e i nostri alleati a tenere gli occhi aperti e vigili (e, naturalmente, a restare uniti!): non sia mai che un Capomuta possa catturare qualcuno e portarselo a spasso lontano dal resto del gruppo, o che un Ratto del Vicolo possa ridurre a brandelli un compagno con le sue lame avvelenate indisturbato. Ci sentiamo quindi di consigliare vivamente Vermintide a tutti coloro che potranno contare su una compagnia di gioco stabile, ma anche a coloro che, al momento, siano dei lupi solitari (con qualche riserva sulle difficoltà più elevate magari, ma dopotutto questa è una caratteristica presente in tutti questi tipo di titoli).
Prima di lasciarvi al voto finale, abbiamo un paio di nei da segnalare: le prestazioni e la mancanza di checkpoint. Nonostante la nostra configurazione di prova sia piuttosto buona, infatti, abbiamo notato numerosi cali di aggiornamento d’immagine all’apparizione di un certo numero di nemici che potrebbe risultare fastidioso (e trattandosi di un gioco a “orde” la cosa è abbastanza grave). Riguardo ai checkpoint, invece, dobbiamo segnalare come le missioni, per quanto non siano particolarmente lunghe, siano prive di “punti di salvataggio”. La morale, quindi, è che dovrete stare molto attenti a non farvi prendere dall’entusiasmo: perdere tutti i membri della squadra a un passo dalla fine equivale a dover rifare la missione da capo.