Watch Dogs Legion – Recensione

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A inizio generazione abbiamo visto l’uscita di un gioco che doveva rivoluzionare il genere dell’action open world, Watch Dogs. Purtroppo tra le mille critiche, il titolo non ha smosso il mercato, ma migliorò comunque con il secondo capitolo. Niente di cosi straordinario ovviamente, ma abbastanza interessante da appassionare altri giocatori e continuare ad avere attivi quelli già presenti. Al ridosso con la nuova generazione di console Ubisoft ha però presentato il nuovo capitolo della serie, Watch Dogs: Legion.

Il terzo capitolo che dovrebbe cambiare le sorti di un franchise in effetti risulterà essere giocabile su ogni device, ma ovviamente con delle differenze notevoli. Bisogna dire comunque che difficilmente potremo considerare questo capitolo come un vero e proprio salto di qualità da ogni lato, ma qualche punto in avanti è stato sicuramente fatto.

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Il gioco è ambientato in un futuro non troppo lontano in cui l’automatizzazione è ormai stata compita e l’IA guida i droni, le automobili automatizzate e cosi via. Ogni cosa funziona in modo stabile e giusto, ma ovviamente anche in quel mondo ci sono svariate organizzazioni pronte a sovvertire le sorti del mondo. Un grande attacco terroristico in cui viene coinvolta DedSec e scambiata per l’artefice del colpo. Un grande attacco che cambia ulteriormente la città, costretta ad armarsi contro gli hacker e contro ogni forma di libertà, già messa in ginocchio.

In quest’ambiente veniamo coinvolti noi, anonimi esseri umani pronti a salvare un mondo caduto in preda al controllo totalitario da parte dell’azienda militaristica Albion. Vorrei fermarmi qui con la descrizione della storia per parlare invece della narrazione.

Ciò che per me funziona spesso nei giochi Ubisoft è la presenza di un nemico e di una missione da fare. Avere qualcuno che cerca di ucciderci e ci da la caccia da un senso di urgenza alla storia e soprattutto un senso di completezza. A mio avviso sono gli elementi che mancano in questo Watch Dogs Legion, scritto veramente bene e con dei punti che oggi sono attuali, ma con delle mancanze. Difficilmente ci sentiremo legati al nostro alterego, che a conti fatti non esiste veramente. Altresì è difficile appassionarsi subito alla storia in quanto dopo un inizio veramente da capogiro, si partirà in una serie di missioni anonime che non avranno nemmeno un grande senso, ma soprattutto, non daranno alcuna sfida al giocatore.

Ci sono molti elementi che stridono e non collidono e tantissime premesse che era possibile migliorare e curare.

Watch Dogs Legion è un gioco molto particolare. Sulle vecchie console il comparto grafico risulta essere abbastanza povero, con dei poligoni un po’ poveri e la resa generale che lascia a desiderare. Camminare a Londra è uno spasso, questo è verissimo. Vedere le viuzze, case e le sue strade, ma il problema è che forse siamo stati abituati a un livello di cura maggiore in questi ultimi anni. Passeggiare per la città è divertente, ma scompare ogni senso di realismo che gli sviluppatori desideravano metterci.

La parte più bella e realistica a mio avviso è proprio la strada e la gestione del traffico. Il realismo da quel punto di vista si sente soprattutto durante gli attraversamenti dei pedoni e i cambi dei semafori. In quei momenti si percepisce una città viva e pulsante che gira secondo delle regole precise e ben stabilite.

Tolti i nostri personaggi giocabili, i vari PNG che incontriamo in giro appaiono quasi abbozzati e ci si rende conto di questo soprattutto durante la modalità fotografica. I personaggi importanti per la trama invece sono molto più curati e con dei dettagli considerevolmente alti.

Al livello musicale Watch Dogs Legion risulta essere piacevole per la colonna sonora originale, mai stancante o banale. Il campionario musicale da ascoltare durante la guida invece è molto variegato e abbraccia un po’ tutti i generi moderni musicali. Viaggiare con quella musica risulta quindi essere un doppio piacere per tutti.

Il doppiaggio è forse la parte più interessante del resto. Ogni personaggio ha una sua provenienza e giocando il gioco in inglese ci si rende conto della cura maniacale per ogni dettaglio. Ogni personaggio incontrato ha una sua provenienza e questa cambia drasticamente il suo modo di parlare. Un irlandese lo riconoscerete subito per il suo accetto e cosi anche una persona di colore o di un qualsiasi paese vi venga in mente. Questa cura è un vero e proprio piacere per le orecchie, visto che Londra è una città multiculturale.

Parlando del gameplay bisogna dire che ci troviamo davanti a un’evoluzione dei precedenti capitoli. Stavolta non avremo a disposizione un solo personaggio però, ma una quantità quasi illimitata di questi. Ognuno avrà poi delle sue abilità che lo renderanno più o meno utile in una determinata missione. Potremo scegliere quindi molti approcci e non andare all’azione. Potremo scegliere altresì di andare di hacking puro con i gadget oppure di avere un approccio da Sam Fisher. Le scelte sono tantissime e toccherà a noi capire come vogliamo muoversi in delle determinate occasioni.

Il gunplay risulta essere molto piacevole e preciso, ma ovviamente poteva essere leggermente limato per una migliorato in certi momenti. In linea di massima si tratta di un classico TPS con delle meccaniche stealth.

La guida e l’hacking sono però di straordinaria qualità in quanto a Londra quasi tutto potrà essere hackerato. Potremo pilotare a distanza tutte le auto, anche quelle della polizia. Movimenti piccoli e bruschi che ci daranno modo di fuggire o di creare alcuni diversivi. Altresì i droni e in linea generale tutto potrà essere hackerato a nostro vantaggio. 

Sull'autore

Nerd Cat

Nato già con il pad in una zampa e un fumetto nell'altra. Si dice che sia stato allevato da Kojima in persona, ma altre voci parlano di Nolan Bushnell. Come Lobo, odia i bravi ragazzi e tutto ciò che è decente, ma adora le belle donne (come Lobo). Polemico e acido, ma anche gentile e morbidoso. È qui per dire la sua... su tutto e tutti.