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Come ogni anno, la 2K porta alle nostre console un titolo dedicato alla WWE anche quest’anno. Se c’è qualcosa di diverso dal solito, però, è sicuramente l’assenza di Yuke’s, lo sviluppatore storico dei titoli dedicati alla compagnia di pro wrestling di Mr. McMahon. E questa assenza si fa sentire, fin troppo, nel comparto tecnico di questo titolo che, nonostante il “20” possa far pensare ad un avanzamento o, in ogni caso, ad un titolo più importante del solito, fallisce miseramente nel distinguersi e nel superare i titoli del passato.
Next Line on the List
Come in WWE 2K19, anche in questo capitolo la modalità carriera è stata riproposta, le avventure di Buzz, quest’anno lasciano il posto a quelle di Red e Tre. La possibilità di poter giocare nei panni di due wrestler, un uomo ed una donna (per la prima volta), sembra rendere quasi infinite le possibilità di storyline. Tuttavia, sfortunatamente, la qualità delle situazioni proposteci quest’anno non regge il confronto rispetto a ciò che avevamo visto l’anno scorso. Se le vicissitudini di Buzz, come dissi, potevano sembrare concepite veramente dagli sceneggiatori delle storie e dei feud della WWE, lo stesso non si può dire di Tre e Red. Questi ragazzi sono dei completi sfigati che, sì avranno la loro rivincita e tutto quello che volete, ma sembrano quasi una caricatura dei giovani amanti della WWE. Essere “bullizzati” per amare il pro wrestling in un titolo sviluppato da quella che è l’azienda leader nel campo, non mi sembra il massimo. Il tutto, poi, ci accompagnerà per più di una ventina di ore, secondo gli sviluppatori il doppio rispetto alla carriera dell’anno scorso.
Come da tradizione, ad affiancare la My Career ci sarà anche la modalità 2K Showcase. Quest’anno non ripercorreremo la storia di un solo wrestler ma di ben quattro, le Four Horsewomen, ovvero Becky Linch, Charlotte Flair, Sasha Banks e Bayley. Loro quattro hanno portato nel wrestling il concetto di Women Revolution che ha cominciato con il rendere le wrestler “Superstar”, come i loro colleghi del sesso opposto, e non più “Divas”, per poi culminare nel main event di Wrestlemania (uno dei match più importanti dell’anno in tutto il panorama pro wrestling) tutto al femminile. La storia è sicuramente interessante da ripercorrere e da vivere per chi non la conoscesse, tuttavia, la cosa che più mi perplime è la scelta di usare filmati di repertorio (come da tradizione nello Showcase) in una bassa risoluzione. Filmati che, essendo di proprietà della WWE, non credo sia difficile reperire in alta definizione, trattandosi di un gioco con la loro firma…
Una DDT dove fa più male
Fingiamo, per un attimo, che tutto il resto nel titolo abbia un’importanza secondaria e che, l’unica cosa che importi sia il gameplay e quanto questo rende divertente l’esperienza di gioco. Ebbene, anche in questo caso dovreste stare attenti a non rimanere delusi. Se c’è una cosa cambiata rispetto a ciò che abbiamo visto nei titoli passati è il sistema di comandi. Tuttavia, per i veterani della saga, non ci vorrà molto per capire che il resto è rimasto invariato, con un piccolo sospetto che i nuovi comandi siano solo un bislacco tentativo di dare l’impressione di trovarsi di fronte un qualcosa di estremamente mutato, ma così non è. Anzi, se vogliamo dirla proprio tutta, alcune scelte, come le finisher che vengono eseguite con la pressione di due tasti, risulteranno solo più scomode rispetto al passato. Sfortunatamente, i tasti non sono l’unica cosa peggiorata rispetto al titolo dell’anno scorso (o di quello prima ancora…) dato che, i movimenti in generale sembrano molto meno fluidi e più legnosi, con il sistema di puntamento che non sempre si comporterà bene, facendovi finire per colpire il nulla o, peggio ancora, colpire ma senza sortire alcun effetto.
In WWE 2K20 vediamo anche il ritorno della modalità Universe che non aggiunge nulla di nuovo se non qualche scena in più per i feud e qualche linea di dialogo diversa per le promo, nulla di eclatante.
2k disastro
Il peggior difetto di questo gioco si riscontra però nel suo comparto tecnico, soprattutto se confrontato con il titolo dell’anno scorso che lo supera sotto, quasi, ogni punto di vista. Graficamente è un titolo sì godibile ma che ha perso in quanto a definizione. Molti wrestler sono diventati inspiegabilmente più brutti, con modelli poligonali che non fanno fede alla loro persona e così via. Stessa cosa si può dire per alcuni effetti particellari e non, così come feature del tutto rimosse, una su tutte mi ha particolarmente deluso: in 2k19 se un wrestler con una pittura facciale come Jeff Hardy o Finn Bàlor, subiva dei danni alla testa, la pittura andava man mano a sbiadirsi e cancellarsi, proprio come succede nella realtà e, allo stesso modo, gli altri wrestler presentavano lividi e leggeri danni al volto. Tutto questo in WWE 2K20 è misteriosamente scomparso senza nessuna aggiunta che possa giustificarne la mancanza. Dal punto di vista audio possiamo, come sempre, ascoltare della buona musica nei menù (anche se come al solito non sono numerose le tracce), ma il mix audio in altri campi lascia molto a desiderare, come le entrate di wrestler con la musica così alta da coprire la voce del presentatore e così via.
Per finire, l’ottimizzazione di questo gioco è quanto di più sbagliato si possa vedere nell’industria, con bug e glitch grafici che si presentano in un incontro sì e nell’altro no. Certo, non rendono il gioco ingiocabile (o almeno molto raramente), ma è alquanto ridicolo vedere personaggi che camminano con le ginocchia al petto sul ring o la wrestler di copertina a cui scompare la faccia se gli si mette un copricapo, e ancora, capelli che volano verso l’infinito ed oltre. Insomma in fase di beta testing si son dati da fare!