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Poco tempo fa abbiamo affrontato la prima avventura di Eric di Dacia, ma che ormai conosciamo come X-O Manowar. L’eroe tornato sulla terra si è trovato in un mondo completamente diverso da quello che ricordava e attualmente è confuso un po’ su tutto, ma chi non lo sarebbe? La storia di questo eroe è insomma iniziata come una lunga spiegazione sul come sia venuto in possesso dell’armatura di Shanhara e dei suoi immensi poteri. Ora però è arrivato il momento di passare oltre, mostrandoci qualcosa che riguarda l’epoca nostra e i personaggi che già conosciamo, come NinjaK, il secondo personaggio protagonista (e antagonista) dell’albo “L’arrivo di Ninjak”.
Dal passato al presente
Le forze militari terrestri seguono le tracce di X-O Manowar in quanto pericoloso e sconosciuto, ma non sono i soli. All’interno dei vari governi ci sono degli agenti dormienti dell’organizzazione aliena della Vigna. I capi dell’organizzazione rivogliono l’armatura indietro, ma ormai anche la terra è totalmente compromessa e gli agenti dormienti decidono di spedire NinjaK a dare la caccia a Aric. Un’impresa non semplice vista la differenza tra i due, ma l’agente del MI6 sa il fatto suo e lo stende senza troppi preamboli. Tutta la vita dell’umanità rimarrà quindi nelle mani di un alieno che ama il pianeta terra e non è disposto al suo sacrificio. Da questo atto folle nascerà non solo una lotta tra i due eroi, ma anche una loro futura collaborazione per sconfiggere la Vigna.
Visigoti in Inghilterra
La run prosegue con un Robert Venditti ben piazzato sul personaggio e sulla sua psicologia. Ci mostra un Aric che nonostante anni di prigionia non impazzisce alla vista di un mondo cambiato, ma che comunque continua a essere un guerriero valoroso che finalmente ha l’arma più potente di quella dei suoi nemici. Dal punto di vista narrativo ci sono alcuni punti in cui si va troppo velocemente, ma alla fine ci si abitua in quanto non rovinano l’intera lettura. I dialoghi sono realizzati in modo abbastanza maturo e non annoiano in nessun punto. In tutto questo poi, una grande importanza è stata data anche agli alieni e al loro orgoglio.
Le matite dell’albo sono di Lee Garbett, che porta con se un tratto marcato e deciso. Lo si distingue per linee spesse che vanno a costruire comunque un mondo complesso e variopinto, ma sicuramente anche un po’ più povero di dettagli. Questo stile permette però la creazione di un aura non tanto fantascientifica quanto quella di un thriller d’azione e alla fine posso dire che di questo si tratta (oltre che di fantascienza ovviamente). Molto interessanti le espressioni facciali, che a volte dicono tanto e a volte davvero poco.