Yakuza 6: The Song of Life – Recensione

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Scrivere un finale per una storia non è semplice. Scrivere un finale per una storia che perdura da anni è più difficile. Ma scrivere il finale di una storia che descrive la vita di un personaggio come Kazuma Kiryu è forse uno dei compiti più ardui che il Ryu Ga Gotoku Team si sia mai imposto. Yakuza 6: The song of life non è soltanto un’opera thriller sulla vita criminale in Giappone. Non racconta solo di guerre tra clan e botte da orbi. Quest’ultimo titolo dedicato a Kazuma cerca di racchiudere in una quindicina d’ore di gioco tutto ciò che è la vita per il protagonista della serie. Perché nel corso di 7 capitoli (escludendo spin off e Kiwami) abbiamo vissuto tutte le esperienze significative del Dragone di Dojima, entrando non solo nelle sue avventure, ma nella sua vita. Un commiato era necessario, ma complesso da attuare. Dopotutto sono pochi i personaggi in ambito videoludico ad aver tanto approfondimento come Kazuma. Ma il Ryu Ga Gotoku Team non delude, mettendo anima e corpo in Yakuza 6 il quale, pur non risultando il miglior capitolo della serie, riesce ad essere il degno finale delle avventure del Dragone di Dojima.

E quando si combatte a petto nudo, si capisce che son ……

Tensione criminale e leggerezza personale

Yakuza 6 inizia la sua narrazione nel preciso momento in cui si conclude il titolo precedente. I video finali del quinto capitolo faranno persino parte del prologo di Song of Life, fungendo da recap soddisfacente per chiunque voglia avvicinarsi a questa nuova esclusiva Sony senza aver giocato la quinta avventura. Personalmente però sconsiglio di iniziare la serie dal sesto capitolo, dato che per apprezzarla al meglio servirà conoscere Kazuma Kiryu. Yakuza Kiwami e Yakuza 0 sono indispensabili per chiunque non possa, o voglia, giocare i capitoli ps2 e ps3. Difatti Yakuza 6 colpirà subito il giocatore con un evento che, se non si conosce la psicologia del protagonista, può lasciare storditi. Rimanendo sul vago per non spoilerare, Kazuma deciderà di passare 3 anni in prigione, rifiutandosi di difendersi in tribunale in seguito agli eventi di Yakuza 5. Questo per poter facilitare la vita ai bambini dell’orfanotrofio che gestisce ormai da anni, tra cui Haruka, ragazza che ha sempre accompagnato il Dragone di Dojima nelle sue avventure. Quando il nostro protagonista uscirà dalla cella però si ritroverà una situazione inaspettata. Haruka è scomparsa da ormai anni e nessuno ha idea di cosa stia facendo. L’unica cosa da fare per ritrovarla è tornare nella tanta amata (perlomeno dai giocatori) Kamurocho, per contattare un vecchio alleato. La trama è ovviamente focus principale della serie, che è famosa per saper mischiare perfettamente scene di pura tensione con minigiochi e secondarie di una leggerezza tale da sfiorare il trash. In questi due elementi sorgono i due principali difetti di Yakuza 6 però. Le missioni secondarie sono molte meno e molto meno complesse che nei capitoli precedenti. La stessa Kamurocho è stata rimpicciolita, con tante strade chiuse per “ristrutturazione urbana”. Sicuramente non mancano scene divertenti o minigiochi geniali, ma la quantità di contenuti secondari è notevolmente diminuita. Altro problema del titolo è un lungo inizio lento della narrativa. Per qualche capitolo è normale sentire la pressione del voler proseguire ad ogni costo, pur di vedere il titolo che finalmente prende ritmo.

Le dinamic entry fan il ritorno in questo titolo, ma pur con qualche animazione meritevole, in linea generale non lasciano il segno come in Yakuza Kiwami

Una storia di famiglie

Il focus principale di Yakuza 6 è la macrotematica della famiglia. Sia la storia principale che gran parte delle secondarie si aggireranno intorno a questo tema. Aver un focus principale è abbastanza comune in una narrazione, però ricordo veramente pochi altri giochi in grado di approfondire e analizzare un tema tanto bene come fa The Song of Life. Per l’intera durata della storia, che come da tradizione include video dalla lunghezza di oltre 15 minuti, il titolo mostra tante situazioni in cui l’argomento famiglia può essere chiaramente visto, ma senza mai risultare banale. Il contesto criminale di Tokyo e Hiroshima è perfetto per questa storia, così come son perfetti tutti i nuovi personaggi presentati nel corso del gioco. Sebbene sia un enorme peccato aver escluso quasi totalmente dal gioco alcuni personaggi storici del brand, come Goro Majima o Daigo Dojima, i nuovi arrivati sono tutti più che promossi, tanto che mi dispiace sapere che questa sarà probabilmente la loro unica apparizione. Menzione d’onore per il vecchio Hirose, il quale mocap è stato dato dallo storico attore Takeshi Kitano, il quale lentamente diventa un personaggio magnifico che sicuramente entrerà dei cuori di chiunque giocherà Yakuza 6. Come il vecchio Hirose anche Yakuza 6, dopo un inizio lento, ingrana, portando ad un finale al cardiopalma che accompagnerà la storia di Kiryu alla sua conclusione, lasciando nel cuore degli appassionati ben più che qualche ricordo. Questo però senza che il villain finale risulti memorabile come può essere stato Nishikiyama in Yakuza Kiwami.

Il nuovo motore grafico si comporta più che bene

Tutto bello ma le botte?

Il comparto narrativo di Yakuza è sicuramente meritevole, ma non è l’unica cosa che offre il gioco. A supportare la storia c’è un gameplay action, al limite del beat’em up. A differenza di 0 e kiwami, yakuza 6 non ha 4 stili di combattimento, ma unisce le mosse dei 4 stili in uno solo. Così facendo le combo e la libertà di scelta nell’approccio alla lotta è diminuito, ma il sistema di potenziamento del personaggio ne ha giovato. Sebbene si inizi indubbiamente con meno mosse, già verso la metà dell’avventura ho imparato ad apprezzare il nuovo sistema di combattimento, senza sentire la mancanza degli stili di Yakuza 0 e Kiwami. L’unico elemento di gameplay di cui ho inevitabilmente sentito la nostalgia è il poter utilizzare più personaggi. Vedere Akiyama accompagnarci in battaglia senza poterlo mai utilizzare è stato un colpo al cuore, ma capisco la scelta di SEGA di dedicare Yakuza 6 interamente a Kazuma Kiryu, essendo la fine delle sue avventure (e non la fine del franchise che anzi ha già annunciato un seguito). Rispetto ai capitoli precedenti è da sottolineare anche un incredibile utilità degli oggetti usabili come arma in battaglia. Il danno inflitto da un colpo inflitto tirando una bicicletta o un cartello pubblicitario è stato enormemente aumentato rispetto ai due capitoli ps4. Altra parte del gameplay sono i già citati minigiochi, i quali, pur essendo diminuiti in numero, risultano divertenti e di qualità altissima. Basti pensare alla possibilità di giocare l’arcade edition di Virtua Fighter 5 Final Showdown, picchiaduro di pregevolissima fattura, per capire quanto Yakuza 6 possa offrire coi suoi minigiochi. Ci sono inoltre anche nuovi minigiochi, come una videochat erotica con ragazze reali e una modalità pseudo RTS in cui si manderanno dei gangster in battaglia contro le fazioni rivali. Insomma, pur con meno secondarie il contenuto certo non manca!

Una delle secondarie in cui ci si travestirà per intrattenere bambini e picchiare bulletti

Kamurocho più bella che mai

Yakuza 6 gira sul Dragon engine, un motore grafico che fa il suo debutto su questo titolo. C’è da dire che come inaugurazione è senza dubbio ottima, pur con qualche piccolo problemuccio. Questo nuovo sistema permette di esplorare la città senza alcun caricamento e senza separare i negozi dalla strada. Questo significa che non solo potremo entrare in qualsivoglia attrazione di Kamurocho senza caricamenti, ma che dall’interno degli edifici potremo vedere la popolazione al di fuori. Questo rende il titolo più vivo e immersivo che mai, ma ha un costo. Nel corso delle mie ore di gioco infatti son incappato in alcuni, brevi cali di framerate. Ad esempio quando per strada inizia una battaglia è possibile che avvenga un secondo di minifreeze per avviare la modalità combattimento. Inoltre Il tempo di caricamento necessario per iniziare dei minigiochi è abbastanza lungo. Ma sinceramente, pur non ignorando questi difetti, reputo il tutto abbastanza accettabile. Questo perché le texture e i modelli che animano personaggi e edifici sono spettacolari. In particolare i volti dei protagonisti sono tra i migliori che ricordi di aver visto nell’industria, con un espressività più unica che rara. Questi elementi, associati ad una regia delle cutscene di qualità altissima, rendono anche i video di Yakuza 6 una meraviglia da guardare. Molto meritevoli anche le sezioni di combattimento che fanno da transizione tra le fasi dei boss. Pur avendo dei QTE poco intelligenti, le coreografie sono degne dei migliori film d’azione. Oltre al più che promosso lato grafico, delle lodi vanno fatte anche alla sezione audio. Il doppiaggio, rigorosamente jap only, è non solo immersivo ma anche magnificamente recitato. Le colonne sonore invece fan sentire la propria voce durante diverse bossfight, con tracce molto belle, ma senza una canzone in grado di replicare la magnificenza di “For Who’s Sake” , traccia dello scontro finale di Yakuza Kiwami. Il tutto associato ad un eccelso design di ambientazioni e personaggi, elemento che ha caratterizzato l’intera serie e che non manca in questo sesto capitolo.

Sull'autore

Alessandro Tosoni